Stop alla superstrada Vigevano-Malpensa: lo ha ordinato il Tar, con la sentenza che venerdì 31 gennaio ha accolto i cinque ricorsi pendenti contro la realizzazione dell’opera, presentati da Città Metropolitana di Milano, Parco del Ticino e Parco Sud Milano. Uno stop che sa di beffa per il territorio, e che giunge proprio quando il cantiere dell’infrastruttura, attesissima dal mondo produttivo della Lomellina per migliorare i collegamenti con l’esterno, sembrava essere ormai dietro l’angolo.
Il ricorso infatti era l’ultimo ostacolo da superare prima di avviare la gara d’appalto, tanto che in estate, quando il Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) aveva sbloccato i finanziamenti per la nuova superstrada (100 milioni per la tratta C e 118 milioni per la tratta A), si era ventilata addirittura la possibilità di vedere le ruspe all’opera già entro il 2020. Si stimavano poi circa quattro anni per completare il cantiere.
ANNULLATA LA DELIBERA DEL CIPE
Ora invece è tutto da rifare. La sentenza deI Tar della Lombardia ha annullato la delibera del Cipe del 28 febbraio 2018, che aveva dato il via libera al progetto definitivo dell’opera, approvando lo stanziamento dei 218 milioni di euro necessari alla realizzazione dell’opera. Accolte le eccezioni del Parco Lombardo della Valle del Ticino, che lamentava in particolare la «mancata rinnovazione della Valutazione di impatto ambientale a seguito di modifiche sostanziali al progetto preliminare». I giudici amministrativi hanno ritenuto fondato il ricorso, sulla base delle previsioni di legge, secondo cui lo studio d’impatto ambientale deve essere aggiornato in caso di modifiche sostanziali al progetto. Ora Anas, l’ente statale deputato a realizzare la nuova infrastruttura, potrebbe impugnare la sentenza del Tar. Solo poche settimane fa i sindaci di Vigevano, Abbiategrasso, Robecco sul Naviglio e Magenta avevano incontrato a Roma il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli per ribadire quanto l’opera fosse necessaria per la viabilità del territorio.
DEBOLEZZA DEL TERRITORIO
«Senza parole» il presidente di Confartigianato Lomellina Luigi Grechi. «Per il momento non ci resta che restare in coda sul ponte del Ticino – le parole sul quotidiano La Provincia Pavese – ammirando lo scheletro di qualcosa che non si sa quando mai verrà terminato, imbottigliandoci e inquinando Abbiategrasso, sognando un nuovo collegamento ferroviario che non potrà mai essere fatto senza che quel nuovo ponte venga terminato».
Per Grechi questa vicenda è un sintomo della «debolezza del territorio», anche se la Confartigianato Lomellina non si dà per vinta: «Faremo il possibile per cambiare questa situazione». Ma il colpo è durissimo. Anche perché le alternative che il fronte contrario all’opera (i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle in primis) mette sul tavolo all’indomani dello stop del Tar sono deboli e tutte da “costruire”: la riqualificazione della Milano-Baggio, il raddoppio della ferrovia Milano-Mortara e il prolungamento della linea ferroviaria suburbana.
Ma i “Sindaci del Sì” alla Vigevano-Malpensa non demordono, e si sono già riuniti per ribadire che si tratta di «un’opera fondamentale per la sopravvivenza economico e sociale del territorio nonché per la tutela della salute e la sicurezza dei cittadini». Anche perché «dalla sentenza emergono due elementi rilevanti», vale a dire che «il tracciato approvato dal Cipe di fatto non è stato contestato», ma soprattutto che «tutti gli elementi pretestuosi dei comitati “no Tang” non sono stati accolti e hanno ricevuto dal Tribunale Amministrativo definizioni quali ‘inammissibile’, ‘infondato’ o ‘genericità’».
La Vigevano-Malpensa sarebbe dovuta essere una superstrada di collegamento tra Magenta e la principale città della Lomellina. Di fatto una prosecuzione della superstrada Malpensa-Boffalora/A4, fino a Vigevano, ma anche un asse viario esterno alla tangenziale ovest di Milano finalizzato a favorire i collegamenti tra Milano, l’ovest milanese, la Lomellina e la A4. Il progetto si divideva in tre tratte: la tratta A da Magenta ad Albairate; la tratta B da Albairate alla tangenziale ovest di Milano; la tratta C da Albairate a Vigevano (con la variante di Abbiategrasso e l’adeguamento in sede fino al nuovo Ponte sul Fiume Ticino). Il Cipe aveva autorizzato in questa fase solo le tratte A e C, stralciando la tratta B.
UNA DEBACLE CAUSATA DALLA BUROCRAZIA
Non tutto è ancora perduto, forse. Ma quella della Vigevano-Malpensa rischia di passare alla storia l’ennesima, paradossale, storia tutta italiana della burocrazia che frena in modo drammatico lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Un’opera di cui si parla (e si progetta) da decenni, invocata a gran voce dalle categorie produttive per migliorare i collegamenti tra la Lomellina e il resto della Lombardia, approvata a cavallo di maggioranze di governo di segno opposto (la delibera del Cipe del 2018 risale al governo Gentiloni, lo sblocco dei fondi al governo Conte-1), che va letteralmente in frantumi alla vigilia della sua concretizzazione, mandando all’aria anni di lavoro, di progetti, di conferenze di servizi.
Forse è solo la prima tappa di un contenzioso a colpi di carte bollate, ma i precedenti non sono positivi. Un’altra opera di grande impatto franata di fronte alle sentenze della giustizia amministrativa, il potenziamento della ferrovia Rho-Gallarate, ci ha rimesso più di 5 anni prima di poter tornare in carreggiata. Anni che, probabilmente, la Lomellina dovrà continuare a passare in coda. E l’Italia, e le sue imprese, continuano a scontare un gap di competitività enorme dal punto di vista infrastrutturale rispetto agli altri Paesi manifatturieri d’Europa.