Mancano i decreti attuativi. Mancano anche le linee guida dell’Agenzia delle Entrate. E mancano anche trenta giorni abbondanti che rischiano di valere zero alla voce “incassi” del mese di giugno, pure senza una fondata giustificazione. È per tutte queste ragioni che le imprese del comparto costruzioni e impiantistica guardano con speranza mista a preoccupazione al Superbonus 110%, il “bazooka delle ristrutturazioni” che il Governo ha sfoderato con il Decreto Rilancio per immettere ossigeno nei bilanci del settore casa, messo a durissima prova dal lockdown.
«Il provvedimento è fondamentale ma, sui tempi, ho più di una perplessità» interviene il presidente di Confartigianato Lomellina, Luigi Grechi, che guarda al “superbonus ristrutturazioni” in partenza il 1 luglio 2020 come a un’opportunità in parte mancata perché, di fatto, «non è bene, in un momento così difficile, congelare i cantieri fino a metà estate».
«Voglio fare chiarezza: non tutti gli interventi potranno beneficiare dell’incentivo al 110%. Meglio informarsi sin d’ora perché, per qualcuno, ci sono agevolazioni già in vigore delle quali approfittare da oggi, come il bonus facciate al 90%, la detrazione del 50% per le ristrutturazioni e l’Ecobonus 65% per il risparmio energetico» precisa Grechi.
E non si pensi di bloccare i pagamenti dei lavori già in corso: il DL non è retroattivo, se non in alcuni casi. «Insomma c’è parecchia carne al fuoco e, per questo, chiediamo al Governo un’urgente operazione chiarezza che noi, per primi, abbiamo lanciato su tutti i fronti e rivolgendoci a tutti i destinatari del provvedimento». Vale a dire privati (sulle prime case) e condomini (sia per parti comuni che per singoli appartamenti). Tra i beneficiari non rientrano, invece, le imprese.
Gli interventi che apriranno le porte all’agevolazione del superbonus al 110% (in vigore sino al 31 dicembre 2021) sono l’isolamento termico di superfici opache verticali e orizzontali, i materiali isolanti nei rispetto dei criteri minimi ambientali, gli impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda, gli impianti a pompa di calore, gli impianti ibridi o geotermici abbinati a impianti fotovoltaici, il miglioramento di almeno due classi energetici (o alla massima classe) da dimostrare attraverso l’Ape e l’installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo.
«Attraverso queste azioni ad alto impatto, l’immenso patrimonio edilizio privato italiano accrescerà il proprio valore del 25-35% a costo zero per il committente: una opportunità che difficilmente si potrà ripresentare in questa forma». Nell’attesa di partire, l’auspicio è che venga data una risposta a un paio di domande: le banche, chiamate in causa come nel caso del decreto liquidità, «sapranno dimostrarsi all’altezza della sfida della semplificazione e dell’operatività?» si interroga il presidente di Confartigianato Lomellina. E le procedure «riusciranno a garantire un adeguato livello di semplificazione?». Domanda legittima alla luce di qualche sassolino di troppo “dimenticato” dal legislatore sulla strada del rilancio del settore casa, come la responsabilità penale attribuita al certificatore Ape (Attestato prestazione energetica).
La speranza di Luigi Grechi è che Roma sforni al più presto i chiarimenti, che il dialogo con le banche sia stato ben tessuto affinché la cessione del credito non si trasformi in un percorso a ostacoli e che il tasso di burocrazia scenda sotto la soglia minima di tolleranza.