Uomo e tradizione al centro dell’intelligenza artificiale in azienda

 

Non bisogna mai perdere di vista il ruolo del capitale umano, in modo che possa lavorare in sinergia con la tecnologia. C’è, e ci sarà, ancora e sempre spazio per l’uomo e per la sua creatività. L’intelligenza artificiale, che rende ormai i cambiamenti del mondo questione di giorni e non più di anni o secoli, sarà sempre più presente: ma come strumento per migliorare la piccola e media impresa, e non per schiacciarla. Del resto le aziende continuano sempre di più ad investire a riguardo. Questo, in estrema sintesi, è il concetto chiave emerso domenica mattina nel convegno a Vigevano, presso l’auditorium San Dionigi di proprietà della Fondazione Piacenza e Vigevano. Veniva celebrato il lavoro artigiano. Prima della Premio fedeltà al lavoro artigiano, cioè il riconoscimento ai titolari delle attività aperte ininterrottamente da trent’anni a Vigevano e in Lomellina, la “tavola rotonda” “L’intelligenza artificiale e l’intelligenza umana: numeri ed esperienze” vedeva esperti confrontarsi sul tema. Organizzava Confartigianato Imprese Lomellina.

Ecco i nomi dei premiati: Elisabetta, Gianluigi e Luca Barettoni (Vigevano, produzione di macchine per orefici; Carlo Alessio Bellazzi (Vigevano, installazione di impianti idrosanitari, di riscaldamento e climatizzazione); Lucia Belluscio (Vigevano, preparazione di pasti finalizzati alla fornitura di mense aziendali); Barbara Bologna (Vigevano, confezioni di abbigliamento ed indumenti particolari e commercio ambulante); Marco Burgazzi (Gambolò, installazione di impianti elettrici); Rosalba Camporeale (Vigevano, acconciature); Fabio, Sabrina, Stefania ed Emanuela Capelli (Robbio, carpenteria metallica, costruzione infissi e lavorazione meccaniche in genere); Maria Angela Cartasegna (Cassolnovo, parrucchiera uomo e donna); Renzo Chittoglio (Vigevano, installazione di impianti elettrici); Marco Cividati (Vigevano, laboratorio odontotecnico); Giovanni Coccini (Olevano, macellazione di animali bovini e suini e commercio al minuto di generi alimentari); Silvio De Bei (Castelnovetto, costruzione, manutenzione e ristrutturazione edilizie); Daniele Ermetici (Vigevano, laboratorio odontotecnico); Giorgio Didu (Mortara, installazione di impianti idrosanitari, di riscaldamento e climatizzazione); Claudio Giovana (Vigevano, riparazioni – restauri di edifici – lavori edili in genere e asfaltature); Emilio Guzzon (Vigevano, lavanderia); Andrea Lavezzi (Robbio, autoriparatore, elettrauto, gommista); Giovanni Liberali (Cilavegna, cura e manutenzione del paesaggio, parchi, giardini e aiuole); Anna Maria Milanesi (Vigevano, produzione di generi di pasticceria e bar pasticceria); Giuseppe Pirri (Gambolò, barbiere); Giampaolo Polis (Valle Lomellina, produzione di serramenti in legno e mobili su misura); Fabio Schiavolin (Vigevano, fabbricazione di piccole protesi dentarie); Fabrizio Seghetto (Vigevano, lavorazione conto terzi costruzione parti di macchine per calzaturifici). Inoltre, la borsa di studio dedicata ad Angela Picchi del valore di 500 euro è stata vinta da Michela Conca, diplomata tecnico dell’acconciatura all’Istituto Fondazione Roncalli Area Formazione di Vigevano.

Premio speciale alla dipendente del gruppo Artser di Confartigianato Monica Caligiore, assunta nel 1994.

Oltre al sindaco di Vigevano Andrea Ceffa e al vice Marzia Segù, domenica erano presenti anche Luigi Parolo, primo cittadino di Cassolnovo, e l’assessore di Mortara Piera Angela Salsa, per accompagnare i loro premiati.

L’evento faceva parte dell’ottava edizione del festival delle Trasformazioni, organizzato da Rete Cultura Vigevano che tratta proprio l’intelligenza artificiale e la città del futuro. Cinque protagonisti, coordinati dalla giornalista Sara Bartolini. Flavia Pinello, collegata in videoconferenza, confeziona e vende abiti da sposa a Palermo. Usa l’intelligenza artificiale per rendere davvero perfetto il design di ogni singolo vestito. «Spesso l’Ia – ha chiarito – viene usata male. Si sbaglia a pensare che per un artigiano sia dannosa, o tabù. La chiave è sviluppare dei comandi, saperle dare indicazioni». Michele Ventimiglia e Beshoy Guirges sono i primi due studenti che si laureeranno in Artificial Intelligence, corso triennale inter-ateneo che coinvolge le università di Pavia, Milano Statale e Bicocca. «Questo corso, in inglese – hanno spiegato – ci ha fornito conoscenza etica, tecnica, legislativa sul tema. Ci ha fornito le capacità di produrre Ai e di raccogliere, analizzare, produrre i dati. Le piccole e medie imprese possono attingervi e crescere».

Il direttore responsabile della rivista online Innovation Post, Franco Canna, fa notare un concetto ovvio ma spesso trascurato. Le nuove tecnologie hanno sempre fatto paura, dall’invenzione dei primi macchinari industriali in poi col fenomeno del “luddismo” e gli operai che distruggevano le macchine per paura di rimanere disoccupati. Ora il cambiamento accelera, i lavori del futuro saranno diversi, «ma l’intelligenza artificiale generativa non può fare tutto. Serve soprattutto per avere informazioni immediate senza dover perdere tempo a cercarle e nel fornire stime o previsioni».

Un esempio per un imprenditore è quello di poter pronosticare il consumo di un macchinario. Inoltre, l’Ia fornisce un grande aiuto nella formazione rapida di personale sempre più diverso ed eterogeneo (anche in questo i tempi cambiano). Secondo Paolo Manfredi, consulente di Confartigianato, il rischio vero è quello di rimanere esclusi dal cambiamento. «Nessuna impresa – ha aggiunto – può prescindere dall’innovazione tecnologica. Occorre capire di quale tipo di innovazione si ha bisogno. Si deve individuare il problema e capire come la tecnologia può risolverlo. Lo stesso scetticismo c’era anche sull’avvento della stampante 3D. Che no, non ha negato la maestria della mano dell’uomo». Canna: «La novità più grossa è proprio la rapidità del cambiamento. L’approccio corretto è quello di una formazione continua».

L’ottimismo di Vincenzo Mamoli, segretario generale di Confartigianato Imprese e di Luigi Grechi, presidente di Confartigianato Lomellina, ha racchiuso tutti i discorsi. «Le tecnologie implementeranno l’essenza del Made in Italy. Nessuna di esse, però, potrà sminuire la centralità dell’uomo. L’intelligenza artificiale accompagnerà le imprese ad affrontare i cambiamenti». Grechi, in particolare, si è soffermato sulla consapevolezza riguardo al momento di trasformazione che stiamo vivendo. «Dobbiamo fare fronte ad esse con la conoscenza, l’informazione e la formazione e con l’aiuto di chi da sempre è vicino alle imprese».

«Nessuno – ha chiarito il presidente di Confartigianato Lomellina – si senta escluso da quel che sta accadendo: ciascuno di noi verrà chiamato nei prossimi anni, anzi mesi, a misurarsi con il cambiamento rapido dei nostri tempi.  E lo dovrà fare in un contesto sociale non semplice. Anzi, diciamolo a parole chiare, difficile. Perché non posso negare che stiamo attraversando un periodo di crisi, che colpisce le imprese e il territorio in egual modo. Aggravando quel senso di incertezza di cui avevo ho già parlato. Niente sarà facile, per nessuno, perché tutto corre veloce, come mai è stato prima».

L’esempio è personale: Grechi, classe 1966, ha imparato dattilografia in prima superiore. Arrivato all’università ha dovuto frequentare un corso per usare il computer: nel frattempo nessuno scriveva più a macchina. E cinque anni negli anni Ottanta potrebbero essere cinque mesi oggi. Chi può prevedere cosa ci consentirà di fare l’intelligenza artificiale in azienda o nella pubblica amministrazione? 

«Per questo – ha proseguito – sono profondamente e orgogliosamente convinto che nostro compito sia accompagnare le imprese e la società ad affrontare la rapidità, il cambiamento, la digitalizzazione e l’incertezza, partendo da una convinzione che in me è profonda: il futuro non può che essere costruito sulle solidissime fondamenta del nostro passato. Quanti dei premiati fanno oggi il mestiere della vita così come lo si faceva trent’anni fa? Credo nessuno, o quasi. Eppure, pur nell’adattarsi al nuovo, sono certo che tutti abbiano conservato il sapere di un tempo. La giornata di oggi ci insegna che tanto cambierà e che tanti e tali cambiamenti potremo affrontarli solo poggiandoci sui valori di fondo che fanno parte della nostra storia. Per questo considero importantissimo il Premio fedeltà al lavoro artigiano, specialmente oggi, specialmente in questo momento di profonda incertezza. L’impegno, la passione, la volontà di costruire qualcosa per sé, la famiglia, il territorio e la società ci guideranno domani come ci hanno guidato ieri.  La combinazione tra ciò che si è radicato in noi e ciò che arriverà sarà la ricetta della sopravvivenza e dello sviluppo delle nostre imprese e della Lomellina. Il futuro non è futuro se dimentica il valore del passato: e questi nostri imprenditori, gli imprenditori che ora premiamo con grande orgoglio e commozione, sono la testimonianza di quanto tutto ciò sia profondamente vero».

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