Superbonus casa 110%, una grande opportunità per imprese e famiglie, per lavorare e risparmiare. Ma ancora prevalgono le incertezze, in attesa dei decreti attuativi. Un tema che ha visto attorno al tavolo “virtuale” di Confartigianato Imprese Varese, nell’appuntamento di venerdì 29 maggio, del ciclo “Dialoghi in diretta”, un architetto, un ingegnere e un commercialista.
Figure professionali che, insieme agli imprenditori del settore edile ed impiantistico, dovranno inevitabilmente confrontarsi per far sì che i committenti possano cogliere le occasioni offerte dalla misura prevista dal Decreto Rilancio. Un ecobonus potenziato al 110% (insieme al sismabonus, che però non è applicabile al territorio della provincia di Varese) che potrebbe innescare una ripartenza in questa Fase 2. «Aspettiamo il decreto attuativo entro il 18 giugno» mette le mani avanti l’ingegner Luca Talamona, esperto di tematiche energetiche. «Ci saranno dei paletti, visto che in Italia abbiamo 12 milioni di edifici residenziali e se anche meno della metà intendesse usufruire di questa opportunità la cifra complessiva sarebbe esorbitante». L’unica scadenza certa per ora è quella del primo luglio, quando entrerà in vigore il nuovo superbonus. «I lavori già in corso possono continuare, con la prospettiva di vedere incrementato dal 75 al 110% il beneficio fiscale – sottolinea Fabrizio Ruspi, commercialista del servizio fisco e contabilità di Confartigianato Artser – per quelli nuovi occorre verificare le norme contenute nei decreti attuativi. Pazientiamo un attimo, però possiamo già fare delle valutazioni e dei ragionamenti, e impostare il lavoro per essere pronti dal 1 luglio. È un beneficio importante ma uno strumento da approcciare con attenzione».
Gli interventi consentiti sono sostanzialmente di due tipi: sull’involucro, per l’isolamento termico, e sugli impianti, per la sostituzione di impianti termici, con il requisito del miglioramento della classe energetica (almeno due dalla C in poi, una per le prime classi). «Ma gli altri settori non si sentano esclusi – rassicura l’architetto Alessandro Palazzo, professionista con esperienza decennale nella riqualificazione di edifici – perché i lavori possono rientrare nel bonus a patto che siano agganciati a quelli previsti dal Decreto». Il consiglio degli esperti è di rivolgersi fin da subito ad un tecnico o ad un professionista: «Occorre un lavoro coordinato da parte di un puzzle di tecnici specializzati ciascuno nella sua materia» avverte l’ingegner Talamona. «Serve una preventiva analisi energetica per capire, con una simulazione, quali benefici potrà apportare l’intervento di riqualificazione – spiega l’architetto Palazzo – la norma però è scritta in modo intelligente: punta sull’isolamento solo per le strutture opache (pareti perimetrali, coperture, solette, pareti che separano da garage e cantine), che sono gli interventi che per esperienza portano un effettivo risparmio energetico, con il bonus fiscale che sarà accompagnato da una riduzione delle bollette del riscaldamento, e un beneficio ambientale».
Fondamentale è poi capire come i decreti attuativi regolamenteranno il tema della trasformazione della detrazione fiscale in uno sconto in fattura o in una cessione del credito. Lo sconto in fattura (il committente non paga l’impresa che recupera il credito attraverso il sistema bancario) era un meccanismo già introdotto dal Decreto Crescita ma con scarso successo in quanto gravata di eccessivi vincoli. «Ora c’è più flessibilità e l’impresa può trasferire il credito alle banche, a compensazione oppure monetizzandolo, così dovrebbe esserci meno preclusione rispetto a questa opzione – rivela Fabrizio Ruspi – il ruolo delle banche è essenziale, e le “aspettiamo al varco” per capire quali tipi di prodotti proporranno per queste operazioni, se con un valore nominale prossimo al credito e con quale spread». Oltretutto il Decreto Rilancio prevede anche la possibilità di monetizzare le altre agevolazioni, come il bonus ristrutturazioni: «Si tratta di un mercato che si deve attrezzare – sottolinea Ruspi – il fatto che già si ipotizza una proroga del termine della misura (oggi al 31 dicembre 2021, ndr) dimostra che la macchina avrà bisogno di qualche tempo per mettersi in moto».