«Serve un piano industriale d’emergenza per difendere le nostre imprese dalla guerra dei dazi»

L’entrata in vigore, dal 2 aprile, dei dazi americani al 25% su auto, componenti, acciaio, alluminio, farmaci e legname è più di una misura protezionistica. È l’avvio di una guerra commerciale che rischia di spezzare filiere, destabilizzare prezzi e mettere in discussione la competitività di interi settori strategici del Made in Italy.

A lanciare l’allarme è Luigi Grechi, presidente di Confartigianato Lomellina: «Non siamo davanti a una fluttuazione congiunturale: questa è una frattura sistemica. Se l’Europa risponde con 26 miliardi di contromisure e non con una strategia industriale condivisa, rischiamo di ritrovarci con le imprese in trincea e nessuno a guidare l’esercito».

Nel territorio, le aziende hanno già iniziato a reagire, ma il clima è carico di tensione. Le imprese metalmeccaniche e dell’automotive, già colpite da un 2024 segnato da cali di produzione e contrazione dell’export verso gli Usa (-11,4%), temono una nuova ondata di perdite. Grechi non usa mezzi termini: «In uno scenario in cui l’export metalmeccanico è in flessione costante e il margine operativo lordo è diminuito per quasi il 40% delle imprese, introdurre dazi del 25% equivale a gettare benzina sul fuoco. E se qualcuno pensa che si tratti solo di aggiustare i prezzi, sbaglia di grosso. È la tenuta stessa del nostro tessuto imprenditoriale a essere messa in discussione».

Il presidente rilancia la necessità di azioni immediate ma integrate. «Non possiamo chiedere alle imprese di diversificare i mercati se prima non diamo loro gli strumenti per farlo. Serve liquidità, serve credito a condizioni di garanzia pubblica, serve una strategia europea di reindustrializzazione che non sia solo una slide a Bruxelles».

Confartigianato Lomellina sta lavorando su più fronti: supporto consulenziale per la riorganizzazione delle catene di fornitura, attraverso la società di servizi Artser, assistenza per l’accesso a bandi europei e monitoraggio dell’impatto finanziario dei dazi. «Le nostre imprese stanno cercando nuove rotte commerciali – spiega Grechi – ma non è pensabile farlo da soli. La Cina ha già avviato un piano per incrementare la domanda interna e rendersi più autonoma. Noi, in Europa, stiamo ancora discutendo di quote latte e direttive sulla plastica».

Secondo Confartigianato Lomellina, sarà determinante aiutare le imprese a patrimonializzarsi, rafforzando la stabilità dei conti e rendendo i modelli aziendali più resilienti. «Il punto – aggiunge Grechi – non è più solo resistere. È sopravvivere per evolvere. Chi non ripensa oggi il proprio assetto finanziario e commerciale, domani potrebbe non avere più margine per reagire. Lo abbiamo detto ai nostri associati: guardate i bilanci, rafforzate le riserve, investite in know-how e dati. Perché in questo contesto, chi è piccolo e fragile viene travolto».

Il quadro macroeconomico rafforza la preoccupazione: secondo la Bce, una tariffa del 25% sulle importazioni europee ridurrà la crescita dell’area euro di 0,3 punti percentuali. L’Italia, già rivista al ribasso nelle stime Ocse, rischia un rallentamento ulteriore. «Non c’è più tempo per le solite litanie sulla burocrazia – conclude Grechi – Servono decisioni nette, coordinate e rapide. Oppure la selezione naturale farà il suo corso, e sarà durissima. L’industria non ha bisogno di parole, ha bisogno di scudi. E per costruirli, servono visione, coraggio e un’idea forte di futuro».