Piccola, snella e di valore. In principio fu la Toyota. Oggi, il modello che ha trasformato una modesta azienda di auto nel colosso ammirato a livello internazionale, non solo è ben noto ma replicabile e alla portata di pressoché tutte le piccole e medie imprese.
Parola di Davide Baldi e Angelo Morlacchi – rispettivamente responsabile Faberlab e ingegnere esperto di Lean Production – che di Lean, guerra agli sprechi, incremento del valore e riduzione di tutto ciò che drena energie inutili hanno parlato al Digital Innovation Hub (Dih) Faberlab.
VIETATO ACCELERARE IL CICLO… DEGLI SPRECHI
Perché una vera rivoluzione – è il concetto alla base della filosofia Lean – non può che innestarsi su basi solide e, soprattutto, è bene che entri in una azienda in grado di utilizzare la digitalizzazione per incrementare il valore e non, come a volte accade, per accelerare un ciclo comprendente una bella fetta di sprechi.
I giapponesi, che la Lean l’hanno inventata, li chiamano muda ed esperienza insegna che in un’impresa media non siano mai inferiori al 40%. Iperbolico a dirsi, veritiero a guardarci dentro con l’occhio dell’esperto e con quello del cliente, attento al portafoglio e«maldisposto a pagare al fornitore il prezzo di uno spreco».
È il mercato, bellezza. Quello che premia le linee guida di una buona azienda lean. Per cominciare, niente cattedrali tecnologiche o software totalizzanti, meglio prima organizzarsi con strumenti snelli e versatili. Ancora: meglio giovani e flessibili che baroni del management, con tanto potere e scarsa possibilità di gestione. Non meno importante il principio “win-win”, ovvero i rapporti di lavoro dove tutte le parti possano raggiungere l’equilibrio del vincente, azzerando ogni possibile conflitto futuro.
NON UN GRANDE INVESTIMENTO MA L’INVESTIMENTO GIUSTO
Mattoncini che, uno dopo l’altro, vanno a comporre le fondamenta della buona impresa indispensabili per affrontare gli investimenti giusti al momento giusto: «Chi lo dice, per esempio, che una lavatrice grande, super digitalizzata e all’ultima moda sia meglio di una dozzina di piccole lavatrici snelle, comode e in grado di ottimizzare le linee di lavaggio?» hanno provocato Morlacchi e Baldi.
Perché di una cosa è certo chi conosce e pratica la filosofia Lean: non tutto ciò che appare scontato lo è anche nei fatti.
È il caso degli sprechi: chi lo sa, nella propria azienda, dove si annidino? La lista comprende magazzini, difetti, scarti, resi e rilevazioni, movimenti inutili, attese e code, sovrapposizione, trasporti e spostamenti, processi inutili e, ultimi ma non meno importanti, conflitti.
FARE LA CHECK LIST DELL’INUTILE
Alzi la mano chi ha mai fatto, per ciascuno di questi elementi, una sorta di check list dell’inutile. O chi, per fare un esempio, ha mai calcolato davvero quanto possa costare un reso. Honda s’è fatta due conti e il risultato è da brivido: occorre prendere un pezzo, calcolane il valore, aggiungici quello della manodopera e moltiplicare il tutto per dieci (aggiungendo una buona dose di perdita di immagine agli occhi del cliente). La cifra che si otterrà sarà il costo di un reso.
Altri muda (sprechi) si nascondono nei movimenti inutili e, difetto assai diffuso, nel disordine che – parola di Angelo Morlacchi – da solo ha un costo del 5%.
COINVOLGERE PERSONE, PROCESSO, TECNOLOGIE E CLIENTE
Lean production al Faberlab, dunque, per dire alle aziende che gli investimenti in Industria 4.0 combinati ad una buona consapevolezza di sé e di ciò che non rappresenta un valore reale (anche all’occhio del cliente) possono moltiplicare il fattore crescita. Qualche spunto di Davide Baldi: la robotica collaborativa, i sensori per il controllo di prodotto e processo, l’Rfid e la realtà aumentata possono “digitalizzare con valore”, ovvero comporre quel puzzle 4.0 ad altissima capacità di contenimento dei muda. Altre idee? Ben vengano perché Lean è una filosofia “open”, quando più la si arricchisce di spunti, idee e progetti di contenimento degli sprechi, tanto più si fa un favore a sé stessi e alla propria impresa.
Ma, se è vero che non c’è macchina senza l’uomo, altresì non c’è contrazione dello spreco senza il coinvolgimento graduale, progressivo e continuativo di tutti coloro che ruotano attorno all’azienda “100% Lean”. Perché il processo di contrazione degli sprechi inizia solo dalla presa d’atto della sua presenza in azienda. Razionalizzare l’ambiente, pulire, ordinare, studiare la catena delle operazioni, analizzare il flusso, organizzare a traino e non a spinta, cercare il miglioramento, standardizzare, sostenere, ridurre i tempi di attrezzaggio macchina, semplificare, produrre uno e consegnare uno: tutto ciò che si può e si deve fare per contenere uno spreco non può che passare da una costruzione progressiva e collettiva del processo atto ad attuare quanto deciso. E il coinvolgimento non può che estendersi alle persone, al processo, alle tecnologie e al cliente. Il poker della filosofia Lean.
NO AL TUTTO E SUBITO
Vietato, però, immaginare il tutto e subito. I processi possono durare anni, confermano Baldi e Morlacchi, o più credibilmente non finire mai. Anche per questo il miglioramento potrebbe non produrre risultati istantanei, ma un’impennata iniziale di costi. Pazienza, direbbero i giapponesi: prendetevi il tempo che serve. I risultati arriveranno. Agli scettici non resta che osservare per credere: l’appuntamento è per il 12 luglio all’I-Fab della Liuc dove sarà possibile toccare con mano una vera e propria fabbrica lean.
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