«Lontani da Milano per miopia e per l’incapacità di completare o addirittura avviare le infrastrutture fondamentali per riportare questo territorio al centro del sistema economico regionale». Luigi Grechi, presidente di Confartigianato Imprese Lomellina, usa parole taglienti per riassumere quello che chiama l’anno delle illusioni. «Il ponte sul fiume Ticino, così come la Vigevano-Malpensa, non sono solo due grandi incompiuti, ma il paradigma della provincia di Pavia, «un territorio che, a suo tempo – quando ne ha avuto la possibilità – ha scelto di stare dalla parte sbagliata». Ovvero di rimanere solo e non aggregato a quella città metropolitana di cui qualcuno («ingiustamente») ha paura.
La riflessione di Grechi matura a margine della decisione di Confindustria Pavia di una fusione, per incorporazione, in Assolombarda, ovvero la Confindustria Milanese.
«Una decisione che reputo saggia e che in un certo senso stupisce a fronte della scelta fatta ai tempi dell’ipotesi di aggregazione delle Camere di Commercio (quattro anni fa, ndr) quando Milano chiese a Pavia di aderire assieme a Lodi, Monza e Brianza e Pavia fu l’unica ad optare per il mantenimento in solitaria o per l’unione con Cremona e Mantova (la prima avrebbe avuto la presidenza e la seconda la sede…)» ricorda Grechi.
«Un peccato temere la grandezza di Milano (salvo poi ritrovare Milano, attraverso Confindustria Pavia, nella nostra stessa Camera di Commercio…): se avessimo optato per la soluzione della Madonnina, saremmo diventati la più grande Camera di Commercio d’Europa» aggiunge Grechi che, per il futuro, auspica addirittura una grande Camera di Commercio regionale, preferibile al nanismo al quale non vorrebbe veder condannata la Lomellina.
D’altronde non mancano gli indicatori dei quali preoccuparsi. Gli ultimi arrivano dalla rilevazione del Sole4Ore sulla Qualità della Vita che vede Milano al primo posto e Pavia fanalino di coda su scala regionale (sessantesima in Italia): «Le cifre non fanno che confermare nostre facili previsioni – argomenta Grechi – Siamo la Cenerentola della Lombardia che aspetta da decenni interventi strutturali che non vengono eseguiti e spera in un traino, che non c’è».
«Il contesto penalizza oltremodo la Lomellina, l’anima produttiva di una provincia dove un dipendente su tre lavora per gli enti pubblici e dove, come è ovvio, le scelte politiche sono più orientate a tutelare il lavoro esistente, che è di per sé poco produttivo» scandisce il numero uno di Confartigianato Lomellina, che incalza: «Se avessimo una pubblica amministrazione estremamente efficiente, sarei comunque soddisfatto, ma non è così, e questo penalizza ulteriormente le imprese».
Nel nuovo anno l’associazione proverà dunque, ancora una volta, a invertire la rotta «denunciando ciò che non va, come è stato sempre fatto; sostenendo iniziative di traino e rilancio dell’economia, come la formazione, la creazione delle competenze, la valorizzazione dell’export e dell’innovazione e proponendo soluzioni avanzate per le aziende attraverso la nostra società di servizi, che ha già un respiro extra provinciale».
Luigi Grechi ha le idee chiare: efficienza, produttività, servizi di qualità e sguardo rivolto a Milano e all’Europa, «ovvero al meglio e non al peggio».
«Rilancio oggi, formalmente e con convinzione, l’adesione alla città metropolitana: il territorio si è già espresso favorevolmente e lo ha fatto in modo chiaro».Sarebbe un errore temere chi fa bene e cresce per «l’assurda preoccupazione di perdere ciò che si ha: andando avanti di questo passo, senza decisioni tranchant, perderemo più di quello che avremo guadagnato con queste scelte».
Nel 2020 di Confartigianato Lomellina c’è dunque la voglia di fare meglio e di non abbassare la guardia: «La posta è troppo alta: l’anno che si sta per concludere, da un certo punto di vista sul territorio vigevanese è stato positivo: abbiamo, infatti, registrato l’acquisizione da parte di Manolo Blahnik di una unità produttiva, a testimonianza del rilancio del settore calzaturiero. Inoltre non abbiamo riscontrato pesanti chiusure di attività produttive».
Di contro, «assistiamo a un ininterrotto trend di decrescita, con aziende che ricominciano con la cassa e i contratti di solidarietà». Una tendenza che ci preoccupa, inutile nasconderlo, e che penalizzerà tutta la prima parte dell’anno.
«Anche l’incertezza e la confusione politica pesano, soprattutto sul nostro territorio che sconta ritardi infrastrutturali e di rappresentanza». E la manovra non ha reso meno pessimista Grechi: «La confusione è totale, da due mesi parliamo di cose che non si realizzeranno e, ancora oggi, ciò di cui si discute di più è nel milleproroghe». Comunque sia, «non uscire dai parametri dell’Europa è una cosa positiva ma, per il resto, non vedo azioni per le imprese e né ne vedo per la crescita, non vedo azioni che diano impulso alle imprese e non riscontro azioni di riduzione fiscale e di sburocratizzazione. Anzi, dove si può aggiungere, si aggiunge».
Grechi cita il paradosso della lotteria degli scontrini – «una pazzia». «L’unica riforma fiscale possibile è quella in cui si azzerano tutti i codici e si riscrive tutto da capo». Possibile? «Doveroso, più che altro».