«Non bastano casse e ammortizzatori sociali: salveremo l’economia rimettendoci a lavorare»

Il comparto sanitario è quello maggiormente chiamato in causa in questa drammatica fase storica. E ci sono attività, come l’Officina Ortopedica Alfonsi, che da subito hanno dovuto cercare di fronteggiare la situazione, in quanto – racconta la titolare Iolanda Alfonsi, che di Confartigianato Imprese Lomellina è vicepresidente vicario, oltre che una delle anime del Gruppo Donne – «nel nostro settore ambulatori e ospedali si sono chiaramente dedicati con forza all’emergenza in corso, sospendendo momentaneamente l’attività ordinaria. Una situazione che in realtà noi stiamo vivendo già da fine gennaio, da quando gli ambulatori hanno sospeso le consulenze esterne, concentrando il lavoro sulle emergenze. Stiamo portando a termine i lavori presi precedentemente in carico, poi vedremo… Attualmente l’azienda è chiusa, scelta molto difficile ma resa necessaria per tutelare i nostri collaboratori (alcuni di loro vivono fuori Vigevano, ndr) e le loro famiglie. Siamo a disposizione per urgenze o problemi con un cellulare e una mail dedicati. Il decreto “Cura Italia”? Inutile negare che mancano concrete garanzie a tutela delle Pmi; sebbene le ultime notizie promettano un immediato intervento e un sensibile snellimento delle procedure burocratiche per l’applicazione degli ammortizzatori sociali concessi anche alle piccole imprese, non è questo che determinerà il risollevarsi dell’economia ma bensì la possibilità di tornare il prima possibile al ripristino delle attività lavorative. Se le aziende non lavorano, non fatturano; è necessario tornare il prima possibile a produrre, così da consentire il mantenimento dei posti di lavoro e la necessaria liquidità per far fronte agli impegni».

UNA GUERRA A CUI NON ERAVAMO PRONTI
Importante, ora, è affrontare con forza il momento sotto tutti i punti di vista. «Ho sentito un’affermazione che mi ha fatto riflettere: se fino a ieri c’era un “prima di Cristo” e un “dopo Cristo”, ora avremo un “prima Coronavirus” e un “dopo Coronavirus”. Dobbiamo essere consapevoli e maggiormente responsabili sul lavoro, dovremo tenere alta la soglia di attenzione per evitare ulteriori ricadute, non dobbiamo dimenticare l’importanza della tutela della salute pubblica, i tempi della ripresa saranno lunghi, non sarà né facile né immediato». Il periodo è sicuramente difficile anche a livello emotivo: «Ciò che conta, in queste settimane, è riprendere in mano la nostra vita, le nostre emozioni, in sostanza riacquistare un po’ di umanità che forse avevamo perso. Questa è una guerra alla quale non eravamo pronti».

CRISI DIFFICILE DA ACCETTARE
«Questo è un qualcosa di nuovo – prosegue Iolanda Alfonsi – e come tutte le cose nuove va affrontata con forza e determinazione. Sicuramente ne usciremo, con le ossa rotte ma ne usciremo. Cerchiamo di rialzare la testa e di pensare alle cose importanti. Tra di esse ci sono le aziende: ho parlato con imprenditori che mi hanno detto “ora chiudo, perché non so che altro fare. E non so se riaprirò”. Parliamo di persone che hanno speso energie, fatto sacrifici e investito denaro… Ed è difficile accettare questa crisi che ti arriva alle spalle e ti “asfalta” non per una tua mancanza di capacità ma perché è una situazione più grande di te, non sai neppure a chi dare la colpa. Sono preoccupata, non lo nascondo, ma da imprenditrice cerco di focalizzarmi sulla soluzione del problema».
Tuttavia in tutte le cose negative c’è sempre una faccia della medaglia positiva: «Voglio provare a essere ottimista, quindi mi stimola cercare di capire cosa succederà in futuro e in che termini. Vedo i miei figli che studiano online, cercano di apprendere e comprendere. Nei loro occhi vedo una luce particolare, diversa. Voglio pensare che la nuova generazione e anche noi si possa uscire rafforzati, fortificati nello spirito da questa situazione».
Ancora sull’attività dell’azienda, la cui sede è tra l’altro a pochi metri dall’Ospedale Civile: «Manteniamo i rapporti con i diversi ambulatori per capire come operare e quando sarà possibile riprendere la normale attività. Abbiamo  attivato lo smart working, e mi sono resa conto di quanto siano importanti i social, il poter comunicare nel modo giusto».
Perché chi ha creato in precedenza una base solida sui canali web «oggi ha certamente maggiori occasioni per restare vicino a clienti e comunità». Infine, «un pensiero e un ringraziamento particolare vorrei dedicarlo a tutti i medici, paramedici, infermieri e tutti coloro che in questo particolare momento hanno visto stravolgere la routine quotidiana, trasformata in trincea, dimenticando stanchezza e necessità personali, mettendo in campo non solo competenze professionali ma soprattutto umane».