Non è passato certo inosservato l’articolo apparso su Il Sole 24 ore di sabato scorso in merito alla manovra illustrata dal cancelliere dello scacchiere britannico, George Osborne, che per far fronte alla crisi derivata dal cosiddetto “credit crunch”, ha puntato sullo strumento della concorrenza nella politica fiscale per le imprese con iniziative coraggiose quali la forte riduzione di due punti della corporate tax , portandola al 20% ed offrendo il 10% di tassazione sugli utili generati da brevetti registrati nel Regno Unito, permettendo quindi di ridare impulso al settore manifatturiero.
“Si tratta di segnali forti – afferma il Presidente di Confartigianato Imprese Lomellina, Stefano Bellati – che vanno nella direzione di ridare fiducia all’economia reale, all’inventiva umana a discapito dell’ economia fittizia, di carta”. L’Inghilterra si stacca, quindi, dall’economia effimera per rilanciare grazie alla bassa imposizione fiscale la locomotiva delle infrastrutture. E la nostra Italia?
Proprio ieri, da Seul, il Premier Monti ha lanciato al Paese una sorta di ultimatum affermando che «Se il Paese non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro, potremmo anche non restare».
A fronte di questa esternazione il Presidente Bellati afferma provocatoriamente: “se il Premier dovesse restare al suo posto, allora, viste le condizioni favorevoli alla ripresa dell’economia illustrate in Gran Bretagna, tutti noi imprenditori emigreremo in Inghilterra anche perché, in un Paese come l'Italia con gli attuali elevati gradi di pressione ed oppressione fiscale non ci sono margini di sviluppo”.