E’ stato eletto da poche ore ma ha già le idee chiare. Luigi Grechi, numero uno di Confartigianato Lomellina, è il nuovo presidente regionale della categoria Calzaturieri di Confartigianato Lombardia. Votato all’unanimità, prende in mano una categoria appena costituita in seno all’assemblea elettiva di Confartigianato regionale, riunitasi in modalità streaming nel pomeriggio del 2 novembre. Prima la nuova categoria era inglobata nel settore “moda”.
Un ruolo delicato, che arriva in tempi difficili e incerti dove sta cambiando tutto. «La mia battaglia – è il commento a caldo di Grechi – è quella di lanciare un concetto nuovo. Non esiste più l’artigiano da identificare come “calzolaio”, quello che fa le scarpe su misura, un paio per volta. È un concetto anacronistico e romantico. Ora si punta sul brand, sulla produzione, sulla qualità estrema ma in serie. E l’Italia su questo ha ancora da insegnare agli altri».
Intenti chiari che si uniscono all’ovvia soddisfazione. «Finalmente dopo tanti anni anche la categoria dei Calzaturieri riesce a creare un gruppo regionale all’interno del mondo Confartigianato – ha aggiunto – ed è necessario coinvolgere i rappresentanti di categoria di tutte le provincie lombarde, al fine di creare maggiore massa critica ed un crescente confronto di idee e di esperienze territoriali. Non va dimenticato l’importante rapporto con il settore della moda. Per il nostro settore infatti è fondamentale valorizzare questo asset, così come è strategico, soprattutto in questo momento difficile, pensare ad un modo diverso di approcciarsi al mercato, ai brand, alle fiere».
Già, le fiere: ormai il rappresentante con la valigetta che gira per i negozi è obsoleto, così come le classiche esposizioni di settore. I tempi sono cambiati in modo repentino, il Covid costringe a rivedere tutto. La speranza che è sul campo non ci siano troppi “morti e feriti”, troppi professionisti che non sapranno ricollocarsi. «Si sta trasformando tutto – spiega il neo presidente– ma alcuni concetti devono essere chiari. La gente continuerà a mettere le scarpe e noi continueremo a vendergliele. Mutano le modalità, e in questo passaggio epocale occorre una mediazione anche delle istituzioni che non sempre c’è. A livello nazionale la Lombardia, nel settore, ha ancora numeri importanti. Nel confronto del 2 novembre coi colleghi abbiamo evidenziato il momento critico che stiamo passando, sia nel mercato interno sia in quello estero. La grande incognita riguarda la produzione. Il Governo fa presto a vantarsi di non chiudere le attività produttive. Ma se poi i negozi non possono vendere, le scarpe chi le acquista?».
Forse un rilancio possibile (ma la sfera di cristallo non l’ha nessuno) passa proprio dal mondo dell’artigianato. Un mondo in evoluzione, che sta giocoforza rivoluzionando il suo approccio. Niente più fiere, ma esposizioni online. Puntare al sartoriale come sinonimo di qualità assoluta per il prodotto finale, ma in serie. Cercare nicchie di mercato, proporre una nuova nicchia in cui l’eccellenza non è subordinata al singolo paio di scarpe, ma a una produzione più ampia. Puntare sulla sostenibilità ecologica. L’Italia è già un’eccellenza. Perché mai non può diventarlo anche in ambito “green”?