Presidente di Confartigianato Imprese Lomellina, numero uno del Comitato Intercategoriale di Vigevano e, dal 15 giugno, anche vicepresidente della Fondazione Piacenza e Vigevano per i prossimi quattro anni. La nomina di Luigi Grechi, già nell’aria da qualche giorno, è stata ufficializzata nella stessa giornata (quella del 15) in cui a Piacenza è stato presentato il nuovo Cda della Fondazione, che vede al vertice Roberto Reggi. Per statuto la vicepresidenza spetta a un vigevanese: nella solita ridda di nomi della vigilia, indicati dai vari enti di Vigevano a volte in contrapposizione (Comune, curia, associazioni) quello di Grechi era all’inizio in sordina. Sarebbe stato il sindaco Andrea Ceffa a suggerirlo fortemente, per la sua esperienza decennale nelle istituzioni cittadine. Una proposta che ha trovato consenso. Grechi è stato anche assessore all’urbanistica nella prima giunta di Andrea Sala, dal 2010 al 2015: Sala è ancora presente nell’attuale amministrazione comunale, in continuità.
La Fondazione, con sede a Piacenza, possiede tra gli altri l’auditorium San Dionigi a Vigevano. Ex chiesa sconsacrata, è teatro di quasi tutti gli eventi organizzati dall’ente. Nata nel 1991, ha come missione “perseguire l’utilità sociale e lo sviluppo economico del territorio”.
«Ho accettato per spirito di servizio. Non è retorica – dice Grechi – ma mi sembra giusto mettere la mia esperienza a disposizione della città di Vigevano. Molti conoscono il mio lungo percorso di impegno all’interno di associazioni e istituzioni. La mia missione come vicepresidente della Fondazione sarà quella di condividere il più possibile con la città le iniziative, recepirne le esigenze, cercare di trasmetterle ai livelli superiori e portare a casa le risorse necessarie per uscire dal post pandemia tramite iniziative o beneficenza, ascoltando le esigenze degli enti promotori».
«Rispetto all’attività della Fondazione degli ultimi anni – prosegue Grechi – il nuovo presidente Reggi ha parlato di una discontinuità. Io sono d’accordo. Riguardo alle numerose iniziative culturali sul territorio vigevanese c’è davvero bisogno di discontinuità. Non certo perché prima fossero scadenti, ma con la pandemia è cambiato il mondo. Le esigenze sono diverse. Si devono ricalibrare gli interventi della Fondazione sul territorio. Il mio ruolo sarà quello di tramite, non certo di impositore».