Il Giappone rappresenta tuttora la terza potenza economica mondiale; è da sempre all’avanguardia per la qualità del suo tessuto industriale e, in virtù dell’alta capacità di spesa e del gusto occidentale, un importante mercato sia per i beni intermedi che per i prodotti finiti occidentali.
La composizione dell’export giapponese è guidata dal settore automotive, che rappresenta circa il 15% del totale delle esportazioni, seguito dai macchinari, elettronica, navi passeggeri e merci. Le sue importazioni sono rappresentate soprattutto dal comparto energetico (petrolio e gas naturale), farmaci e apparecchiature mediche, computer.
Il positivo andamento dell’economia giapponese ha beneficiato dall’entrata in vigore dell’Accordo di Partenariato Trans Pacifico (30 dicembre 2018), concluso con gli 11 Stati dell’Asia-Pacifico e dell’Accordo di Partenariato Economico con l’Unione Europea siglato il primo febbraio del 2019, con buone prospettive di crescita di medio periodo, confermate anche dalle analisi delle principali Istituzioni finanziarie internazionali.
Nel 2019, il PIL giapponese è cresciuto del 1,5%. L’EPA UE-Giappone costituisce il più significativo e positivo sviluppo nell’ambito delle relazioni economico-commerciali globali degli ultimi anni.
La particolare efficacia della gestione della crisi legata al COVID 2019 ha consentito al Giappone di risentire in misura marginale della crisi.
Rapporti con l’Italia
Nell’arco dell’ultimo ventennio si è assistito a una crescita molto accentuata di interesse verso l’Italia e i prodotti italiani. Di tale interesse hanno beneficiato, grazie all’alta capacità di spesa della popolazione, le produzioni italiane di alta fascia nei settori tradizionali del nostro export, che trovano in un mercato maturo e altamente sofisticato come quello nipponico un favorevole terreno di sviluppo. Ciò potrebbe incentivare l’accesso al mercato anche da parte di PMI specializzate nella produzione di beni di elevata qualità, molto apprezzati dal consumatore locale in grado di cercare la qualità e l’unicità del prodotto al di là del brand e del marketing.
Cosa vendere
In primis Giappone si sta assistendo ad una costante crescita delle importazioni di prodotti gastronomici italiani. A partire dalla metà degli anni ’90, l’export alimentare italiano su questo mercato è, infatti, più che raddoppiato. Un impatto è sicuramente dato dalla presenza di migliaia i ristoranti italiani che assorbono circa il 70% del valore dell’export agro-alimentare del nostro Paese in Giappone. Rimane ancora marginale, invece, la presenza dei prodotti italiani nella grande distribuzione, in relazione alla quale, dunque, vi sono ancora ampi margini di miglioramento. La percezione dei prodotti alimentari del nostro Paese non è indifferenziata e rispecchia la forte identificazione regionale del prodotto, la sua specialità territoriale e l’appartenenza ad una particolare tipicità spesso associata ad una tradizione produttiva artigianale. Gli esportatori nostrani possono quindi fare leva su questo aspetto per introdurre nuovi marchi e prodotti presso il pubblico giapponese o per rafforzare la posizione di quelli già presenti sul mercato.
L’entrata in vigore dell’Accordo di Libero Scambio tra Giappone e Unione Europea ha garantito un allentamento delle barriere che in passato ostacolavano il commercio tra le due Parti nel comparto agro-alimentare. In particolare, in questi ultimi 5 anni l’Italia ha acquisito il primato come fornitore di salumi, superando la concorrenza America e Australiana, che in precedenza avevano la leadership in questo settore. La chiave di questo successo è stato un attento studio delle abitudini di consumo dei clienti giapponesi (che acquistano quasi esclusivamente prodotti già affettati sottovuoto) e l’attenzione al packaging che è, ancor più che altrove, un fattore competitivo essenziale.
Un altro settore di crescente importanza è quello del sistema casa. I produttori italiani di materiali edili, già apprezzati per la loro elevata qualità e detentori di quote rilevanti di mercato nei settori delle pietre naturali e delle piastrelle hanno iniziato ad inserirsi in modo importante anche nelle forniture di altri prodotti quali: componenti per la domotica ed il risparmio energetico, arredi su misura ed elementi di illuminazione di design.
Nel settore abbigliamento negli ultimi anni si è in parte modificata la propensione al consumo dei cittadini giapponesi, i quali hanno gradualmente spostato la loro attenzione su una fascia sempre più ampia ed economica di prodotti, senza dover necessariamente rinunciare alla qualità (come ad esempio l’abbigliamento casual realizzato dall’azienda giapponese Uniqlo, leader del mercato domestico). Il comparto dell’alta moda italiana, tuttavia, ha risentito limitatamente di questo cambiamento nelle abitudini dei consumatori, mantenendo la propria posizione in virtu’ dell’attitudine del consumatore a concentrare gli acquisti su di un numero limitato di prodotti di prestigio. Il settore della moda continua dunque a beneficiare di una domanda in generale sostenuta, in ragione della qualità e dell’unicità dei prodotti italiani, che hanno potuto altresì contare sull’elevata propensione al consumo da parte delle classi più facoltose.
Il mercato giapponese resta ad ogni modo un mercato sofisticato e complesso pertanto è necessario che le Piccole Imprese italiane lo affrontino con una particolare attenzione alla pianificazione degli investimenti, alla selezione di un partner locale valido e, laddove possibile, presentandosi facendo rete con imprese che realizzano prodotti complementari così da avere un appeal maggiore per gli importatori del settore.