È una sentenza importante per il settore benessere quella con la quale il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha di fatto autorizzato gli estetisti a operare, così avviene per gli acconciatori, anche nelle zone rosse. Una sentenza che va nella direzione di quanto più volte richiesto da Confartigianato al Governo ma, sulla quale, pesa ancora una incognita di peso. Il Governo potrebbe, di fatti, impugnare il provvedimento presso il Consiglio di Stato, congelandone immediatamente gli effetti.
E mentre si guarda con particolare attenzione alle mosse di Palazzo Chigi, per gli operatori oggi la riapertura diventa, in ogni caso, possibile. E si allenta la morsa delle difficoltà economiche connesse alla chiusura.
Ricostruiamo i fatti: il Tar del Lazio, con sentenza 01862 del 16 febbraio 2021, ha disposto l’annullamento della disposizione contenuta nell’art. 1, comma 10, lett. ii) del DPCM del 14 gennaio 2021 nella parte in cui, in combinato disposto con l’allegato n. 24, esclude gli “estetisti” dai “servizi alla persona” erogabili in zona rossa.
In parole povere: niente più saracinesche abbassate, ad esempio, in comuni come Mede, recentemente ripiombati nelle restrizioni della zona rossa in seguito all’ordinanza firmata dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana per contenere i focolai delle varianti Covid.
Grande la soddisfazione di Confartigianato che ha più volte ribadito l’illogica discriminazione tra acconciatori e centri estetici e che, in parallelo, ha avanzato la richiesta di modificare il Dpcm restrittivo in vigore e quello che verrà emesso dal prossimo 5 marzo.
Sarebbe questo il modo migliore e più strutturale per congelare il rischio di un’impugnazione che, al momento, nessuno è in grado di escludere. Ogni eventuale aggiornamento sarà prontamente comunicato. Ad oggi, tuttavia, la strada resta quella indicata dalla sentenza del Tar del Lazio.