Le pubbliche amministrazioni pagano sempre di più e sempre meglio ma l’Italia rimane fanalino d’Europa. Almeno a giudicare dal calo dei debiti che, secondo le ultime valutazioni della Banca d’Italia, sono scesi al 3% del Pil (era 3,2% nel 2017) e sono valutati nel 2018 in circa 53 miliardi di euro. Circa la metà del totale del debito commerciale della P.A. è legata al ritardo nei pagamenti delle amministrazioni pubbliche rispetto alle scadenze contrattualmente previste.
Nonostante questo miglioramento l’Italia è il paese Ue con il maggiore peso dei debiti della P.A. verso le imprese per beni e servizi, per la sola parte di spesa corrente e comprese le anticipazioni, pari al 2,9% del Pil, pressoché doppio rispetto alla media dell’Ue, pari all’1,5%, e superiore a quello di Croazia (2,8%), Finlandia (2,1%), Portogallo e Danimarca (2,0%).
L’IMPORTO E’ DI 53 MILIARDI DI EURO
La soluzione proposta da Confartigianato al problema dell’eccessivo stock di debito commerciale della P.A. è la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese. In un anno i versamenti allo Stato dalle imprese fornitrici della P.A. utilizzabili per la compensazione ammontano a 28,4 miliardi di euro, importo che rappresenta oltre la metà (53,5%) dei 53 miliardi di euro di debiti della P.A. e il loro utilizzo consentirebbe di azzerare il gap relativo al rapporto tra debito commerciale delle P.A. e PIL esistente tra Italia e Unione europea.
In parallelo alla riduzione dello stock dei debiti commerciali, scendono anche i tempi medi effettivi di pagamento. Come è noto, tutte le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro 30 giorni, ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale, per i quali il termine massimo è di 60 giorni.
L’analisi degli ultimi dati pubblicati dal Mef su 7.677 amministrazioni comunali evidenzia per il quarto trimestre 2018 un tempo medio di pagamento di 35 giorni. I Comuni che pagano entro il limite imposto dalla normativa rappresentano meno della metà (47,6%, pari a 3.656 Comuni) del totale e gestiscono circa un terzo (34,7%) dell’importo complessivo pagato nel trimestre; i Comuni che pagano oltre il limite sono la maggioranza (52,4%) e nel dettaglio 3.041 Comuni presentano tempi medi di pagamento tra 31 e 60 giorni – il 39,6% dei Comuni e gestiscono il 59,0% dei pagamenti – mentre 980 Comuni pagano oltre i 60 giorni, rappresentando il 12,8% del totale e gestendo il restante 6,3% dell’importo onorato. La quota di Comuni che pagano sopra i 60 giorni sale al 20,1% nel Mezzogiorno a fronte del 9,3% del Centro-Nord e si riferisce all’11,8% dei pagamenti, più del doppio della quota del Centro-Nord (4,6%).
AL SUD LA SITUAZIONE PIÙ CRITICA
Dall’analisi su base regionale emerge che in cinque regioni i Comuni, mediamente, pagano entro il limite di legge: Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta sono le regioni più virtuose ed impiegano 25 giorni, seguono Friuli-Venezia Giulia con 26 giorni, Sardegna con 28 giorni e Veneto con 30 giorni. All’opposto i maggiori ritardi nei pagamenti si osservano per: Calabria con 49 giorni, Umbria con 47 giorni, Molise e Marche, entrambi con 45 giorni, e Sicilia e Campania pagano in 44 giorni.
A livello provinciale solo in un quarto delle province si registrano tempi medi di pagamento dei Comuni entro il limite di legge: le più virtuose sono la Provincia Autonoma di Bolzano con 19 giorni, Sondrio e Trieste, entrambe con 21 giorni, Sassari con 22 giorni, Bergamo con 24 giorni ed infine Verona e Valle d’Aosta, entrambe con 25 giorni. All’opposto le province in maggior ritardo sono La Spezia con 71 giorni, Ascoli Piceno con 68 giorni, Rieticon 59 giorni, Caserta con 58 giorni, Teramo con 54 giorni, mentre Macerata, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Catanzaro che pagano in 52 giorni.