La supply chain affronta la sfida del post-Covid: come è cambiata e quali prospettive in un’epoca di rialzi sulle materie prime. Se ne è parlato a Item d’Impresa, il ciclo di dirette di Confartigianato Imprese Varese.
«Già da qualche decennio su scala globale si creano catene di fornitura che in realtà sono reti e in cui le relazioni sono cruciali – spiega Federico Caniato, docente di supply chain al Politecnico – con la pandemia abbiamo vissuto momenti di stop and go, difficoltà e ritardi, in un contesto già prima non facile tra tensioni geopolitiche e dazi».
IL RISCHIO E’ ESSERE RIMPIAZZATI
Da un lato, diventa sempre più importante non farsi sorprendere: «Le imprese più grandi si stanno attrezzando per monitorare la propria filiera e identificare le aree più rischiose, ma possono farlo anche quelle più piccole, magari diversificando dove ci sono più fattori di rischio». Dall’altro, con la transizione ecologica e la digitalizzazione, rimanere sempre competitivi è una sfida cruciale: «Le grandi imprese hanno bisogno di fornitori, diretti ma anche di secondo e terzo livello, che stiano al passo – sottolinea Caniato – il rischio è finire rimpiazzati da qualcun altro, più green, più digitale e più performante. C’è anche un tema di rilocalizzazione delle filiere, è pericoloso esporsi al rischio di trovarsi con un singolo fornitore in un singolo Paese e si sta andando verso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento».
CRESCERE E INNOVARE INSIEME
Per le piccole imprese in particolare una delle sfide decisive di questa fase è quella di «trasformarsi da “subfornitori” a “superfornitori”», come fa notare Antonio Belloni, consulente aziendale e saggista. «Dall’accezione negativa dei subfornitori, che tirano sui margini, fanno da “banca”, sottoposti ai tanti rischi legati al fatto di avere pochi clienti, e che oggi sono ancor più schiacciati tra la crisi della domanda e la crisi dell’offerta. Qui si inizia a sentire ad esempio, è il momento di passare al ruolo di “superfornitori”, diventare indispensabili al cliente ed entrargli “in casa”, con un rapporto simbiotico per crescere, progettare e innovare insieme. È la chiave di volta, anche perché ci sarà una selezione naturale fortissima».
E a maggior ragione in questo momento «sapere cosa succede “sopra” e “sotto” è essenziale». Andare oltre a quello che è «un rapporto esclusivamente fisico – rimarca Belloni – ordine, fattura, consegna e arrivederci». Più proattività. Perché stare sul mercato, soprattutto in alcuni settori e soprattutto per le PMI, è sempre più complicato. Lo sa bene Costantino Karazissis, fondatore della Italian Converter di Vigevano, azienda tessile di alta qualità, che offre la sua testimonianza: «Siamo abituati da quando siamo nati a correre come dei disperati alla ricerca di materie prime. Ma anche a fare scorte, che pure è costoso, e a cambiare modalità di approvvigionamento, perché non possiamo permetterci di dire ai nostri clienti che non possiamo rifornirli. Ora la materia prima manca, continua a mancare e peggiorerà».
RITARDI DEI PAGAMENTI
Un tema, quest’ultimo, che va ad aggiungersi a quello, ormai cronico, dei «ritardi di pagamento», che per il professor Caniato «sta già peggiorando». Anche se dopo la pandemia, da una parte, «alcune grandi imprese hanno capito che gestire i fornitori in modo troppo conflittuale e metterli in difficoltà dal punto di vista finanziario alla fine non conviene per primo a loro stesse», e dall’altra si stanno facendo sempre più strada «strumenti e forme di accesso al credito di filiera, o alla supply chain finance, che permettono al fornitore di ottenere dagli istituti di credito il pagamento anticipato a tassi agevolati». Un modo per mettere in sicurezza i “piccoli”.
LA REVISIONE DEI CONTRATTI
Ma cosa succede ai contratti sottoscritti in epoca pre-Covid? «Eventi imprevedibili e straordinari, come la pandemia, possono esorbitare la normale “alea” di rischio e generare criticità – spiega Giovanni Marra, avvocato esperto di imprese – in giurisprudenza questi eventi possono essere un motivo per riequilibrare un contratto, quando ad esempio c’è eccessiva onerosità per una parte, fino a chiedere la risoluzione del vincolo. Soluzione che spesso però non è nell’interesse delle parti. Così il possibile rimedio sono le clausole di rinegoziazione (hardship) o di aggiustamento (ad esempio del prezzo, con formule matematiche di indicizzazione in automatico), da prevedere nel contratto in accordo tra le parti». Clausole che sarebbe bene considerare per i contratti che si stipulano in questa nuova fase.
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