Si è tenuta lo scorso 5 marzo al Palazzo delle Stelline, nella Sala conferenze del Parlamento Europeo, la Tavola rotonda dal titolo “Donne e futuro d’impresa”. L’incontro ha visto anche la premiazione delle tre imprenditrici che hanno saputo interessare la giuria del Premio “Donne Impresa Lombardia”, tra le quali spicca l’imprenditrice vigevanese associata a Confartigianato Imprese Lomellina, Lucia Belluscio, premiata nella categoria “crescita e sviluppo”.
Titolare di un’impresa del settore alimentare, specializzata in gastronomia, cibi pronti e attività di servizio catering per manifestazioni ed eventi.
Targa e riconoscimento sono andate a coloro che hanno saputo cambiare, trasformare e rendere competitiva la propria attività anche nei momenti di maggior crisi economica.
Il dibattito ha invece visto la partecipazione dell’Europarlamentare Licia Ronzulli, di Giorgio Fiorentini (docente di management delle Imprese Sociali all’Università Bocconi di Milano), Gianna Martinengo (imprenditrice nel campo dell’innovazione tecnologica, Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile Camera di Commercio di Milano e Coordinatrice dei Comitati per l’Imprenditoria Femminile della Regione Lombardia) e Lucia Pannese, Presidente di Imaginary (impresa che si dedica alla produzione di giochi educativi in 3D). Ha moderato Davide Ielmini, giornalista e autore di “Donne in Quota”, volume pubblicato da Confartigianato Varese e dedicato alle “capitane coraggiose” della micro e piccola impresa che fanno economia in Lombardia e in tutta Italia.
La discussione è stata anticipata dalla presentazione della ricerca “L’imprenditoria femminile in Lombardia” a cura dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia. L’Italia è leader in Europa per quanto riguarda il numero delle imprenditrici: 1.390 contro le 1.363 della Germania e le 1.125 del Regno Unito. Le Artigiane, nel quarto motore d’Europa, sono circa 70mila (29mila in più rispetto alla Emilia e Romagna, regione italiana che mostra una fra le migliori performance), si impegnano anche in attività altamente tecnologiche ma la laurea è ancora un “optional”.
Solo in provincia di Milano, nei primi tre mesi del 2011, circa 5mila donne hanno perso il lavoro – ha sottolineato l’onorevole Ronzulli. In Italia, nel 2012, era occupato il 46% delle donne: si è calcolato che se la percentuale salisse al 60%, il PIL raggiungerebbe quota 9%. E la crisi, sinceramente, si sentirebbe meno.
Quote rosa o meritocrazia? La seconda, ovvio. Perché le persone – incalza la Martinengo – debbono essere misurate in base alla competenza, all’etica e all’equità reale.
Inutile ingannarsi: dal problema “conciliazione”, non se ne esce facilmente. Perché tutte le imprese dovrebbero essere sociali e la responsabilità sociale – ha detto Fiorentini – appartiene al Dna delle micro e piccole imprese. Dunque, l’obiettivo è quello di creare benefici economici ma anche sociali. In poche parole, sviluppare capitale umano che sappia cogliere le opportunità di un sistema nel quale cambieranno gli stili imprenditoriali, di management e consumistici.
Il problema è di natura culturale: l’Italia la pensa in un modo e gli altri Paesi europei (soprattutto quelli del Nord Europa) in un altro. Si chiede sì più attenzione alle donne ma anche ad un impianto di Stato sociale che non privilegi, che non faccia assistenzialismo ma che – e questo è il punto – sia reale sostegno alle famiglie. I relatori intervenuti sanno, però, che questo non sarebbe sufficiente: ci vuole cultura, forza di volontà, capacità di decidere. Ma dopo aver tolto di mezzo i tanti pregiudizi che ancora oggi sono d’intralcio a chi vuole essere – nello stesso tempo – madre, moglie, imprenditrice.
Nella sezione "Fotogallery" sono pubblicate le immagni scattate alla consegna dei premi. Le foto sono visualizzabili anche cliccando qui