Quattro vite, tre generazioni, tanto tricolore in viaggio per il mondo e una scelta vincente: il new deal, un nuovo corso avviato nel bel mezzo della crisi (2014) a suon di sviluppo commerciale, diversificazione dei prodotti (dai motori delle giostre a quelli per i banchi prova delle auto sportive) e apertura ai nuovi mercati (Europa, Cina, Usa e Russa in testa).
La Comer Srl di via Oroboni 26/28 a Vigevano è tante storie – e quattro vite – in una. È la storia di tre famiglie che hanno incrociato i loro destini tra la fine della guerra e l’inizio del boom economico. Di un’azienda che ha saputo cambiare non una, ma più volte, per adeguarsi ai tempi. E di tre figli e una nipote capaci di ereditare dai genitori un’azienda in buona salute e di trasformarla in un gioiello 4.0 con forte vocazione all’export e una spiccata tendenza alla customizzazione dei prodotti, di per sé, già di nicchia.
Andrea Lagomarsini (presidente), Gianpietro Pacinotti (ad), Nicoletta Volpato (direttore del personale) e Fiamma Filippone (direttore commerciale e marketing) sono l’anima – assieme ai 44 dipendenti e a Daniela Pacinotti, laurea in Fisica, in azienda tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta – di un’azienda specializzata in progettazione e personalizzazione di motori elettrici: «Una sartoria dell’elettromeccanica» nata dall’intuizione di Ferdinando Volpato, Camillo Lagomarsini e Vittorio Pacinotti (ingegnere, il cui nome e la cui professionalità rimandano non a caso al genio di Antonio Pacinotti, il fisico e Senatore del Regno che inventò la dinamo).
Pacinotti – ingegnere nato ad Alessandria d’Egitto, orfano a 12 anni, studente al Politecnico di Milano grazie a una borsa di studio brillantemente conquistata – mise le basi della futura Comer a conflitto mondiale finito, lavorando al contempo come docente all’istituto Feltrinelli. Vigevanese per amore, tentò la strada della costruzione di una lavatrice salvo poi cambiar rotta e investire nella sua città assieme a Volpato e Lagomarsini. È il 1967 quando viene su il primo pezzo di un capannone che oggi, nonostante le successive espansioni, è persino piccolo per far fronte alle tante commesse del dopo-crisi. A fine anni Settanta i dipendenti sono già quaranta e la produzione è orientata ai motori elettrici in corrente continua per un mercato interno allora così in salute da consentire ampliamenti e investimenti.
Raccontano gli eredi dei fondatori che i clienti a quel tempo erano gli istituti scolastici – dove s’imparava a lavorare sui motori – e le aziende. Tante e tutte diverse. Un nome su tutti? Il gigante AerMacchi di Venegono Inferiore (provincia di Varese), oggi cuore dell’aerospace del gruppo Leonardo (ex Finmeccanica), con il quale collaborano per la costruzione di generatori speciali per verificare la funzionalità degli aerei prima della partenza.
«In quel periodo abbiamo anche iniziato a realizzare i motori per le giostre di quasi tutti i produttori italiani». Una sorta di motore del divertimento che negli anni – sì, è amarcord – ha mosso un pezzetto della storia di ciascuno di noi.
È però dalla metà degli anni Ottanta in poi, con un primo avvicinamento dei figli dei fondatori all’azienda e con l’elettronica che imprime la spinta ai motori speciali asincroni, che inizia la terza vita della Comer, quella che ancora oggi ne riflette la produzione: il 4% legata ai motori elettrici in corrente continua, perlopiù a garanzia dei pezzi di ricambio, e la parte restante concentrata sui motori elettrici asincroni speciali e sui motori a magneti permanenti realizzati a misura delle richieste dei clienti.
Difficile, con le personalità forti dei fondatori, pensare al passaggio generazionale. Che pure avviene, gradualmente e ottimamente, tra l’inizio degli anni Novanta e i primi anni del nuovo secolo (nel 1993 scompare Vittorio Pacinotti seppure il suo nome sia ancora oggi inciso dal 2004 nella sala macchine di produzione energia, dove sono installati i turboalternatori, della centrale idroelettrica Enel da 6MW di Vigevano. Al suo posto subentra il figlio Gianpietro). Quando, al contempo, arrivano commesse per produzioni nuove, dalla motorizzazione degli autobus con motori asincroni raffreddati ad acqua per la città di Modena ai 54 motori forniti ad un’azienda francese per la realizzazione delle gigantesche talpe utilizzate per aprire i chilometri di tunnel per le metropolitane destinate all’area delle olimpiadi di Pechino 2008. «Una prima forma di internazionalizzazione non ancora strutturale» dicono i titolari. Perché, se dalla fondazione agli anni Ottanta era il mercato a generare ordinativi, negli anni Duemila sono le aziende a doverseli procurare.
«Nuovo paradigma e nuovo modo di lavorare: arriva in questo periodo un partenariato con Abb che ci apre nuovi mondi e nuovi rapporti con clienti fino a quel momento irraggiungibili, come quelli riconducibili al mondo della nautica, settore al quale siamo arrivati entrando dalla porta principale» spiegano Andrea Lagomarsini e Gianpietro Pacinotti.
Con il gigante multinazionale Abb, la Comer Srl di Vigevano raggiunge l’Europa ma, per il momento, non ancora il mondo.
Scatta qui, in seguito anche alla contrazione dei fatturati registrata nel 2010, la necessità di cambiare marcia, prima di tutto ampliando al massimo la produzione del parco macchine e, affiancando alla produzione in essere, quella dei motori a magneti permanenti che finiscono per alimentare, tra gli altri, gli impianti eolici. Poi avviando il nuovo corso commerciale: è il 2014. La Comer, con i suoi cinque componenti del Cda (di cui quattro impiegati in azienda), ingloba l’azienda – Comer Solutions – che fino a quel momento l’aveva affiancata sul fronte commerciale e avvia un percorso «più che soddisfacente». Al punto che oggi, se un problema c’è, è quello di trovare nuovo personale («difficile, qui, trovare giovani qualificati al punto che abbiamo avuto proposte da agenzie interinali per professionisti provenienti dal Sud Italia») e il tempo necessario a far fronte a tutte le consegne.
Un ufficio tecnico rafforzato, una produzione sempre più di nicchia e sempre più adattata alle specifiche esigenze del cliente, e una finestra sempre aperta sui settori della plastica, della carta, dei metalli e – ultimissimo arrivato – dell’automotive. La Comer, dal 2014, entra nella quarta vita. Quella che riempie di soddisfazioni i titolari nel guardare i motori prodotti per aziende fornitrici delle gallerie dell’acqua (enormi piscine dove vengono effettuate prove di sicurezza sulle navi in scala uno a 4 e, per le quali i motori muovono enormi ventole che simulano le intemperanze del mare) destinati alle università di Edimburgo e Singapore.
Quella che li inorgoglisce al pensiero che, per l’automotive, i banchi prova per i motori di un’auto come la Giulia (Alfa Romeo, Fca Group) montassero prodotti realizzati in via Oroboni e non, come da tradizione, produzioni made in Germany.
«Per arrivare qui abbiamo dovuto evolvere molto sia tecnicamente che in sviluppo e ricerca, e abbiamo investito in nuovi macchinari». Primo passo: ampliamento del capannone e installazione di un’autoclave e due forni. Secondo passo: acquisto di una cinque assi automatica e certificata 4.0 che agisce automaticamente sul carico e scarico del magazzino. Terzo passo: l’inserimento, prossimo venturo, di un tornio a controllo numerico per poter eseguire piccoli pezzi in grandi quantità.
Un nuovo sito, una comunicazione più efficace e strutturata, un ritorno alle fiere (a cominciare dalla regina del settore, la Sps Ipc Drives di Norimberga) hanno fatto il resto. Ora, la quinta vita, s’avvia a concretizzarsi attraverso la certificazione dei motori per il mercato Usa, per far crescere l’attuale 25% di produzione internazionalizzata della Comer.