Bellati: “Proseguiamo con piccoli segnali positivi ma restiamo concentrati sulla necessità di affrontare i nodi strutturali”

“Tra le aziende artigiane lombarde si inizia a respirare aria di una lenta ripresa, ma i segnali sono spesso ancora troppo deboli, siamo convinti sia ancora tempo di restare concentrati sulla necessità di affrontare i nodi strutturali per uscire dalla crisi. Il mercato interno continua ad essere un luogo difficile dove fare business per le nostre imprese, mentre quello estero, pur in miglioramento, è raggiunto ancora da pochi e comunque in misura limitata sul fatturato; senza contare che il permanere della stretta creditizia rappresenta una fortissima criticità per lo sviluppo. Nonostante questo, guardiamo con fiducia a quei cluster di imprese che ce la stanno facendo e che pochi anni fa erano in serissime difficoltà, come quelle appartenenti ai settori del tessile e della meccanica: qui la crisi ha avuto l’effetto di uno tsunami, spazzando via le aziende più deboli, ma chi è rimasto ha saputo ricostruire e rimettersi in gioco, e i risultati si cominciano a vedere”.
 

Così Stefano Bellati, Presidente di Confartigianato Imprese Lomellina commenta i dati congiunturali relativi al primo trimestre 2014, che confermano, per le imprese artigiane manifatturiere delle Lombardia, la svolta positiva verificatasi nel 2013 per i dati relativi alla produzione, con un incremento congiunturale dello +0,6% (dato destagionalizzato) e tendenziale del +1,7%, che denota una ripresa stabile ma lenta.
Per le aziende artigiane l’indice della produzione si assesta a quota 69 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100), proseguendo il lento allontanamento dal minimo storico toccato a inizio 2013.

Tra i settori sono positivi il settore tessile (+4,0%), la meccanica (+3,3%), la gomma-plastica (+3,0%), pelli-calzature (+1,9%), legno-mobilio (+1,7%) e varie (1,4%). I restanti settori registrano una contrazione dei livelli produttivi, di maggior intensità per l’abbigliamento (-3,4%).
Considerando la destinazione economica dei beni  la crescita non risulta più limitata ai soli beni intermedi (+1,5%) ma coinvolge, e in maniera rilevante, anche i beni di consumo finali (+3,0%) mentre sono ancora negativi i beni di investimento (-0,3%).
Le micro-imprese sono appena oltre la variazione nulla (+0,4%), mentre la classe dimensionale 6-9 addetti e quelle di maggiore dimensione registrano incrementi del 2,4%.

Rispetto allo scorso trimestre, si assiste ad un incremento delle aziende che dichiaravano variazioni positive (dal 42% al 47%), compensato dalla riduzione della quota di aziende che dichiara variazioni negative (dal 39% al 32%). In questo caso la quota di aziende senza variazioni cresce al 22%.
Il fatturato a prezzi correnti rimane positivo e conferma l’intensità della variazione congiunturale dello scorso trimestre (+0,9%) associato ad un incremento tendenziale più intenso (+3,7%).
La variazione tendenziale degli ordinativi acquisiti nel trimestre dalle imprese artigiane mantiene andamenti opposti più marcati per le due tipologie di mercato, con un’ulteriore contrazione tendenziale degli ordini interni (-1,4%), e un incremento di quelli esteri (+6,0%), dicotomia rimarcata anche dal dato congiunturale (-1,0% gli ordini interni e +2,5 gli esteri). Il buon andamento delle esportazioni delle aziende artigiane non ha però un effetto significativo sui risultati complessivi, in quanto la quota del fatturato estero sul totale rimane molto contenuta (7,6%). Rimane stabile il portafoglio ordini, con circa 35 giornate di produzione assicurata.

“Sul fronte dell’occupazione – prosegue Bellati – siamo arrivati ad un saldo quasi nullo, che origina da una riduzione del tasso di uscita dal 2,5% all’1,7%, con un tasso d’ingresso fermo all’1,9%. Un piccolo segnale positivo, che però non alimenta ancora le aspettative dei nostri imprenditori per il futuro. Dall’altro lato c’è la riduzione del ricorso alla CIG, con meno aziende che hanno fatto ricorso allo strumento (-11%) e una più lieve flessione della quota sul monte ore trimestrale (-1,6%): un segnale positivo solo in parte, perché non deriva solo da un minor numero di aziende in difficoltà, ma anche dall’adozione di criteri più restrittivi nella concessione delle ore di CIG”.

Le aspettative sono in territorio positivo solo per quanto riguarda la domanda estera, mentre produzione, occupazione e domanda interna si situano ancora in piena area negativa pur proseguendo il cammino verso l’area positiva. Circa il 57% degli artigiani intervistati prevede stabilità dei livelli per produzione e domanda interna, oltre il 69% per la domanda estera e l’85% per l’occupazione.

“Dal  nostro punto di vista – conclude Bellati – abbiamo fiducia nel futuro delle nostre imprese. Non solo e non tanto per il contesto economico, che pur in miglioramento presenta ancora notevoli criticità, ma perché vediamo che, nonostante tutto, gli imprenditori artigiani lombardi non hanno perso la voglia di innovare e anche cambiare, se il mercato lo richiede, per poter continuare a fare bene il proprio mestiere”.