L’emergenza sanitaria richiede anche l’impegno di aziende e attività in grado di contribuire attivamente per restare al passo, ad esempio, sul fronte della produzione delle tecnologie e degli strumenti necessari per continuare a combattere in prima linea questo invisibile nemico chiamato Coronavirus. Lo sa bene Christian Nanti, titolare della Nanti Srl, officina sita a Gambolò specializzata nella produzione di minuterie metalliche tornite, viti speciali, e nella meccanica di precisione.
«Giorno dopo giorno, tutto sta cambiando. Nella fase iniziale di questa emergenza non abbiamo avuto grossi contraccolpi – racconta Nanti – al di là del disagio legato alle norme che è stato ovviamente giusto rispettare da subito. A livello di ordini non abbiamo inizialmente riscontrato un calo principalmente per due motivi: in primo luogo i nostri clienti che operano sul fronte internazionale hanno cercato di lavorare il più possibile prima che si fermasse l’economia mondiale, per poter così avere un minimo di fatturato nel primo periodo di crisi; in seconda istanza noi in particolare abbiamo avuto modo di collaborare, anche se in questo preciso momento in modo ridotto rispetto all’inizio, con un’azienda che lavora nel settore medicale. Si occupa, nello specifico, di ossigeno medicale e ci ha chiesto di aiutarla con i nostri pezzi».
«In questo caso è evidente che il nostro contributo è risultato necessario, ma credo che comunque nella società contemporanea, in cui tutto ciò che ruota attorno all’economia viene creato in tempo reale, con magazzini ormai ridotti, chiudere la produzione nel suo complesso significherebbe mandare a terra non l’economia intesa come finanza, ma come possibilità di creare beni. Ad esempio l’elettrovalvola che contiene un nostro pezzo può servire anche per le macchine agricole, e non produrla vorrebbe dire mettere in difficoltà l’agricoltura, con tutto ciò che ne compete. Fermare le aziende produttive andrebbe a creare un grosso punto di domanda su ciò che potrà essere in futuro». La Nanti è una realtà di dimensioni ridotte, in cui oltre al titolare operano due persone: «I miei collaboratori si sono resi disponibili, e oggi stiamo procedendo a turni con tutte le accortezze del caso. Certo, speriamo che le varie commesse vengano pagate, perché è possibile che tra qualche mese non girino più soldi».
TUTELARE LE COMPETENZE: SARANNO LORO A CREARE IL FUTURO
Il futuro cosa ci porterà? «Chi lo sa… Nelle settimane passate mi hanno chiamato le banche suggerendomi di sospendere i pagamenti. Piuttosto che avere insoluti, si preferisce rinviare tutto. Più in generale – sottolinea Christian Nanti – il rischio è che possano sorgere problemi di produzione, potrebbe iniziare a scarseggiare la materia prima. Noi, ad esempio, lavoriamo nel mondo del metallo e nelle scorse settimane abbiamo avuto il sentore che qualche acciaierie potesse iniziare a chiudere. E in effetti negli ultimi giorni non abbiamo avuto notizie da questo settore. Tutto ciò potrebbe comportare uno scossone in termini di mancanza della materia prima proprio nell’ambito dei prodotti elettromedicali. Attenzione: se un’acciaieria si ferma, il suo riavvio sarà lento, non certo immediato. Poca materia prima vuol dire anche prezzi della stessa elevati e reperibilità scarsa nel breve periodo, il che andrebbe a rendere difficoltosa la ripresa». «
Non sono molto ottimista, certo è che sarà importante conservare il più possibile le competenze, che rappresentano un valore. Anche se magari oggi sono in perdita, le mie competenze non sono riproducibili. In questa crisi le persone che “sanno fare” vanno assolutamente tutelate, in quanto rappresentano la base su cui potremo costruire il futuro».