Le deduzioni forfettarie per le spese non documentate rischiano di essere un miraggio per le imprese italiane dell’autotrasporto merci, che hanno proclamato lo sciopero nazionale in attesa di un incontro con il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e della circolare dell’Agenzia delle Entrate sugli importi delle deduzioni. Quattro giorni di fermo, dal 6 al 9 agosto, per rivendicare un diritto di decine di migliaia di imprese italiane che lavorano in contabilità semplificata e che, allo stato attuale, non possono scaricare dalle tasse le spese forfettarie di viaggio.
«Oggi – denuncia Amedeo Genedani, Presidente di Confartigianato Trasporti e di Unatras – ancora non sappiamo quali siano le spese non documentate deducibili per artigiani e piccole imprese che fatturano fino a 400mila euro e che sono in regime di contabilità semplificata. Non abbiamo potuto pagare le tasse a norma di legge, entro la fine di giugno, ma dobbiamo farlo ora a luglio con un aggravio dello 0,40%. E ancora non conosciamo le cifre delle deduzioni».
Un buco nei bilanci delle imprese artigiane del trasporto merci che è anche l’ennesima forma di concorrenza sleale delle grandi imprese sulle piccole. “Gli autisti hanno una partita in busta paga che si chiama ‘trasferta Italia’ per recuperare le spese di viaggio. Agli artigiani, invece, viene riconosciuto un rimborso forfettario che va a coprire le spese effettuate lungo il tragitto”, spiega Genedani. Se l’Agenzia delle Entrate non ha ancora comunicato gli importi forfettari di queste deduzioni, il nuovo Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, non ha ancora risposto all’incontro proposto dal settore per tentare di risolvere i tanti problemi che affliggono l’autotrasporto merci.
«Da anni, gli autotrasportatori stanno subendo soprattutto la mancanza di funzionalità operativa delle Motorizzazioni – riprende – Oggi non siamo in grado di fare la revisione alla data di scadenza. Sulle strade e le autostrade italiane girano veicoli con fogli di prenotazione a 6 e 7 mesi. Chi fa trasporto internazionale, inoltre, non può uscire dall’Italia, perché all’estero la prenotazione non è valida per circolare. Un altro tema molto importante è quello del contingentamento del passaggio dei veicoli al Brennero».
Ad oggi, possono passare la frontiera soltanto 300 mezzi all’ora. Il risultato è una lunga colonna di mezzi e prodotti italiani fermi al confine con l’Austria, in attesa del permesso per uscire. Ovviamente, questo è un problema per tutta l’economia italiana e non solo per gli autotrasportatori. Per finire, ci sono questioni irrisolte con i tempi di pagamento, la pubblicazione dei costi minimi di riferimento e il dumping che subiamo da vettori stranieri che lavorano in Italia. Su tutti, i vettori dell’Europa dell’Est, che hanno costi minori rispetto a noi e che producono da anni un pesante dumping internazionale.
Tutti problemi che hanno spinto l’autotrasporto italiano sulla strada del fermo nazionale, in un periodo dell’anno, la settimana prima di Ferragosto, che rischierebbe di mettere in ginocchio l’intero Paese.