Il campanello suona. Un uomo aspetta davanti all’ingresso: «Buongiorno, è contento del suo fornitore di energia o crede sia troppo dispendioso? Se mi fa vedere l’ultima bolletta le dimostrerò che con noi spenderà molto meno». Quello dell’energia è un mercato libero e la concorrenza, si sa, fa abbassare i prezzi.
Il costo della corrente non è da sottovalutare e a fine mese per imprese e famiglie rappresenta una spesa che può fare la differenza. Risparmiare dove si può è sacrosanto. Ma quale offerta è veramente vantaggiosa? Quali sono le voci più dispendiose? È possibile spendere di meno? Essere in grado di leggere la bolletta è lo strumento fondamentale per aiutarci a rispondere a queste domande e ad agire di conseguenza. Ecco alcuni consigli da non sottovalutare.
Regola numero uno: confrontare sempre il prezzo puro dell’energia offerto con quello che si sta pagando
La bolletta elettrica si divide in tre aree fondamentali: il servizio di vendita, la spesa della rete distributiva (ossia le spese di gestione del contatore e degli oneri di sistema) e le imposte. La grande partita per riuscire a risparmiare si gioca nella prima area.
Come spiega Antonella Imondi, consulente Sportello Energia di Confartigianato Imprese Varese, «la competitività dei prezzi nel mercato libero, e quindi la decisione di scegliere un fornitore piuttosto che un altro, dipende dal servizio di vendita. Oltre al prezzo puro dell’energia, che è in pratica il suo costo netto, ci sono altre componenti, come quello della commercializzazione di vendita e le voci di spesa che riguardano il dispacciamento». È quindi fondamentale non farsi confondere.
Imondi, che è consulente anche del consorzio Cenpi (Confartigianato Energia per le imprese), nato per garantire a imprese e famiglie il miglior prezzo di energia e gas sul mercato libero, dice che «quando si ricevono offerte da nuovi fornitori è importante stare molto attenti, perché spesso hanno l’abitudine di confrontare il loro prezzo puro di energia con quello medio dell’energia rilevabile in bolletta dai competitor». Che è una cosa ben differente, perché il costo medio è dato dal totale della spesa del servizio di vendita diviso per i consumi. «In questo modo si rischia di penalizzare il cliente finale che anziché ad un maggior risparmio si ritrova in bolletta un prezzo dell’energia ed un costo medio superiore alle attese.
Regola numero due: non richiedere una potenza che non si sfrutta appieno
È fondamentale richiedere una potenza congrua alle proprie esigenza, perché l’energia sprecata non è mai gratis. Se per esempio utilizzo un contatore che ha a disposizione fino a 16 Kw/h, ma ne sfrutto solo 10, pagherò il costo della potenza anche su quei 6 Kw. «Suggerisco a un utente di richiedere la potenza che deve impegnare, sennò rischia di pagare dei costi aggiuntivi che non servono».
Se invece ho un contatore superiore a 16.5 Kw è opportuno verificare se in bolletta vengono addebitati le penali per energia reattiva cioè i costi per quella dispersione che si genera nella rete. Questi costi sono a carico dell’utente finale quando si utilizzano contatori di potenza superiori a 16.5 Kw e possono essere rimossi mettendo un “rifasatore” sul proprio contatore. http://www.artser.it/2015/12/energia-reattiva-cose-come-controllarla/
«Suggerisco di controllare periodicamente la vostra bolletta se ci sono costi che possono essere evitati».
L’ultima voce da controllare sono le imposte, che sono fisse e non cambiano da fornitore a fornitore. Ma sono proporzionate alla spesa. «Attenzione quindi alle voci precedenti, perché maggiore è l’imponibile e maggiori saranno le tasse che andremo a pagare in bolletta».