Il caro-bollette rischia di rallentare la ripresa delle Pmi. A rilevarlo sono i numeri che, dal primo gennaio 2018, sono tutt’altro che favorevoli alle piccole e medie imprese. «Se vogliamo che il sistema delle Pmi possa cogliere le opportunità offerte dalla congiuntura economica, non possiamo sovraccaricarlo di costi esorbitanti – denunciano da Confartigianato Imprese Lomellina – Specie perché, parte di questi costi, sono destinati a sostenere le agevolazioni messe in atto a favore delle tremila imprese energivore nazionali, perlopiù grosse imprese».
Un intervento che, se da un lato rinforza una parte importante dell’imprenditorialità locale – nella cui filiera operano anche numerose Pmi – dall’altro apre una riflessione importante sul principio di equità.
LEGGERE LA BOLLETTA
Resta poi il tema della bolletta energetica: saperla leggere correttamente può fare la differenza sul conto da saldare, «e su questo noi abbiamo deciso di investire con una campagna informativa, e una video-guida, che verrà realizzata dai nostri esperti del gruppo di acquisto per l’energia e il gas Cenpi e diffusa nei prossimi giorni» proseguono i vertici di Confartigianato Lomellina.
All’origine del rischio-salasso c’è il fatto che, da inizio anno, sono cambiati i criteri di distribuzione degli “oneri aggiuntivi” presenti all’interno delle bollette energetiche delle imprese e l’aumento sulle Pmi è scattato puntuale per effetto degli sgravi sugli oneri generali di sistema alle grandi industrie energivore, previsti dalla Legge Europea varata a metà novembre dal Parlamento. L’impatto della riforma sarà variabile per ciascun consumatore, legato alla proporzione tra consumi (kWh) e potenza massima (kW). Ma la sostanza non cambia: per le Pmi si rischia il raddoppio del costo della potenza sulle bollette dell’energia elettrica.
NUMERI IN RIALZO
Confartigianato ha analizzato la situazione che si va delineando attraverso l’indice del costo dell’energia elettrica sul mercato di maggior tutela per una micro-piccola impresa (Mpi) ottenendo risultati scoraggianti. Si prenda, ad esempio, un profilo di azienda tipo con potenza impegnata di 45 kW e un consumo annuo di 60 MWh.
Al primo trimestre 2018 l’impresa sostiene un costo annualizzato per l’energia elettrica di 12.144 euro – pari a 20,24 euro/kWh – in crescita del 5,9% rispetto al trimestre precedente (679 euro in più) e del 10,9% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (1.195 euro in più). Di fronte a tale costo, i margini imprenditoriali si comprimono e basta un dato per accendere qualche riflessione: a novembre 2017 i prezzi alla produzione nel settore manifatturiero hanno segnato un aumento dell’1,6%.
Per comprendere ancor meglio la situazione occorre analizzare la composizione del costo della bolletta elettrica di una micro-piccola impresa: il 43,8% va alla spesa per la materia energia, il 34,6% interessa la spesa per oneri di sistema, il 15,5% è per il trasporto e il 6,2% per l’accisa.
CONGIUNTURALE E TENDENZIALE
L’esame della dinamica delle componenti della bolletta elettrica delle imprese, osserva ancora l’analisi di Confartigianato, evidenzia tra l’altro che la crescita rilevata in ottica congiunturale è da imputarsi all’aumento del 7,9% della Spesa per la materia energia e dell’8,2% degli Oneri di sistema mentre diminuisce del 2,2% la Spesa per il trasporto e la gestione del contatore.
L’aumento rilevato in ottica tendenziale è da imputarsi all’intensa crescita del 23,8% della Spesa per la materia energia e al +4,5% della Spesa per oneri di sistema mentre diminuisce del 2,2% la Spesa per il trasporto e la gestione del contatore. Per quanto riguarda il costo del dispacciamento pagato dalla Pmi tipo nel I trimestre 2018 si osserva una marcata risalita (+23,9%) arrivando a 684 euro l’anno rispetto ai 552 euro del precedente trimestre, il valore minimo dall’inizio delle rilevazioni di questa componente di costo nel IV trimestre 2013; su base tendenziale il Dispacciamento registra una diminuzione del 7,6%.