L’EFFETTO MONNA LISA
Il 2023 è stato così ricco di stimoli e imprevisti da tirarci fuori tutti i nervi saldi delle situazioni eccezionali: inflazione, personale introvabile, rincorsa agli ordini per recuperare le marginalità perdute, incognite belliche, ritardi cronici, tassi in salita.
Siccome è quasi impossibile aspettarsi un altro anno ballerino come quello passato, parliamo di imprevedibilità più che incertezza. Infatti, per almeno tre elementi, le previsioni del 2023 sono state smentite: non è arrivata la recessione, non è finita l’inflazione, non si è fermata la corsa dei tassi.
Per questo, l’anno che viene si presenta a noi con un sorriso leonardesco, con un Effetto Monna Lisa: ogni volta che lo osserviamo sembra diverso e ci segue con un’espressione dubbia, non riusciamo a capire se ci sorrida oppure ci scruti per intuire quale mossa faremo.
Per molti analisti è infatti difficile fare previsioni per il 2024, tanto che, nel concreto, molti dei manager e degli imprenditori che di solito si prestano alle domande, questa volta hanno declinato l’invito, rifiutando di azzardare risposte facilmente confutabili.
Del Nobel per la fisica Niels Bohr si ricorda questa battuta: è difficile fare previsioni. Specialmente sul futuro. E forse è proprio questo il caso.
UN ANNO LIMBO
È dunque giusto chiedersi: cosa possiamo osservare del 2024, se una previsione ancora non c’è e nemmeno una parvenza di normalizzazione rispetto alla confusione del 2023? Di quale metodo o regola efficace possiamo dotarci per affrontarlo bene?
Partiamo da dove eravamo rimasti. Potremmo descrivere il comportamento economico a cavallo del 2022 e nel 2023 con questa frase: nel dubbio consumo.
E se il 2024 si presenta come un anno limbo, che non va né avanti né indietro e non concede previsioni, possiamo riassumerlo con quest’altra: nel dubbio risparmio.
È forse questo il primo e forse l’unico grosso rischio dell’anno a venire: imprevedibilità e complessità, a cui si aggiungono un costo del denaro maggiore ed un costo dei prodotti altrettanto, sembrano gli ingredienti perfetti per una ricetta dell’immobilità.
Il rischio è morire d’indecisione e non fare nulla, restando impantanati tra due tentazioni:
- quella positiva, di investire in formazione e tecnologie e di assumere;
- quella non negativa, ma neutra, di aspettare e rinviare le decisioni a tempi migliori.
Viste così, sarebbe semplice distinguerle, perché da una parte c’è la tendenza allo sviluppo ed alla crescita, mentre dall’altra alla sicurezza ed alla stabilità.
Ma contengono due punti deboli:
- la crescita da cui veniamo (i ricavi) non ha prodotto molto benessere (gli utili);
- e la stabilità e la sicurezza (spesso tradotte in “stiamo fermi”) possono farci perdere denaro, opportunità e personale.
3 CERTEZZE SU CUI LAVORARE
Per evitare un anno limbo, cerchiamo allora gli elementi più imprevedibili dei mesi a venire per poi utilizzarli come punti di riferimento.
Tra i più distanti da noi troviamo:
- le elezioni in USA – a fine 2024, ma con conseguenze anticipate – che possono influenzare il commercio europeo con la Cina;
- le decisioni tedesche sul mercato auto, che possono influire molto sul nostro settore della meccanica;
- il finanziamento bellico all’Ucraina – stabile o aumentato o ridotto – che può logorare o cambiare le alleanze, anche commerciali, tra i paesi Europei e non solo.
Tra gli elementi imprevedibili più vicini a noi ci sono invece:
- la propensione al consumo dei cittadini italiani;
- e viceversa, la loro propensione al risparmio.
Utilizzare questi elementi è comunque difficile, perché l’esperienza del 2023 ci insegna che dopo ogni decisione si può cambiare idea. Ma restano comunque tre certezze su cui è possibile lavorare e programmare:
- dalla sostenibilità in azienda non si torna indietro (vd. alla voce ESG);
- il tema della carenza dei giovani toccherà a lungo anche la nostra impresa;
- prima o poi le tecnologie arriveranno anche da noi.
LE PRIORITÀ: PERSONE, LIQUIDITÀ, TEMPO
Delle tante mosse imprevedibili di un anno faccia da poker come il 2024, è dunque possibile ipotizzarne qualcuna, e capire come affrontarlo.
La formazione, per esempio, è una mano sicura.
È l’elemento che accomuna un approccio realistico a tutte le tre certezze descritte prima (sostenibilità, giovani, tecnologie). Ed è lo strumento migliore per una efficace ed efficiente gestione delle persone che lavorano con noi.
Di fronte a un mercato del lavoro ristretto ed a giovani che non apprezzano più i cosiddetti “lavori industriali”, c’è tutto lo spazio per investire sull’immagine della propria impresa e sulla comunicazione, e soprattutto sulla loro preparazione e formazione, anche nelle nuove professioni.
La liquidità poi, se c’è, sarà molto bene attratta da quei pezzi di professionalità che ancora sono fuori dalla nostra impresa (in forma di persone o di aziende o rami d’azienda), ed è lì che potrà andare a rafforzarci per affrontare al meglio i prossimi anni.
È giusto parlare in termini di “prossimi anni” anche per ragioni di metodo: nei momenti incerti è utile guardare lontano e gestire al meglio l’elemento tempo.
È importante non cambiare il proprio ritmo – non accelerare né rallentare – e bisogna guardare ad un intervallo superiore all’anno, diversamente da come ci siamo abituati a fare.
Per vincere, una mano non basta.
Antonio Belloni
Coordinatore Centro Studi Imprese Territorio