Tartufo, Offelle di Parona (un golosissimo biscotto da the che tutti provano a copiare ma nessuno ci riesce), dolci, caffè. I palati raffinati di tutta Europa, non solo est ma anche nord come Scandinavia, oltre a tanti potenziali compratori da dovunque, sono solleticati per altri due giorni. Warsaw Food Expo 2023 è in pieno svolgimento, fino al 18 maggio, nella capitale polacca. Si tratta di uno dei principali eventi a tema “cibo” e gastronomia di questa parte di mondo, che coinvolge un mercato in espansione e, chiaramente, proprio per questo, sempre più interessato al Made in Italy.
Matteo Campari, export specialist di Artser, interprete e mediatore, accompagna le aziende. Traduce, conversa, suggerisce, tratta. Osserva. Nota tanti possibili clienti dalla Scandinavia, assente lo scorso anno quando la fiera cercava di rialzarsi dopo il buio del Covid. Scorge tanti sguardi curiosi dai paesi Baltici, limitrofi: Lettonia, Lituania, Estonia. Paesi dove il cibo italiano viene visto come il meglio del meglio e che fanno pensare che, tutto sommato, gli italiani dovrebbero iniziare ad apprezzarsi di più. Gli altri lo fanno. A Vilnius, Lituania, uno spritz costa 8 euro, una cena può anche costare di meno. Lo spritz è italiano, c’è il prosecco, c’è l’Aperol. Italiano significa “buono”, quindi lo paghi. Ma è solo un esempio.
«Solletichiamo le papille con l’Italia del gusto. Il tartufo – spiega Campari in uno dei suoi classici bollettini brevi, tra una conversazione e l’altra – è già molto apprezzato qui. Il caffè anche sotto forma di crema è una novità per questi posti. C’è tanta curiosità, tanta ricerca. Bisogna trovare il giusto mix tra tradizione e prodotti nuovi. Il tartufo, ad esempio: qui piace e piacerà sempre di più, e va di pari passo con l’evoluzione del gusto».
Oltre al forno Collivasone di Parona, uno dei tre storici produttori di Offelle del paese Lomellino (la ricetta segreta è della Pro Loco, che la dà in concessione solo a queste ditte e guai a chi la tocca), Campari rappresenta un’industria di caffè, non è dato sapere se la stessa citata nel brano “Hanno ucciso l’uomo ragno” degli 883 o un’altra, un produttore di tartufo del Molise e una dolciaria di Varese, Decordolce.
Il loro grimaldello goloso vuole “scardinare” la diffidenza, comunque sempre minore, di un popolo conservatore come quello polacco, che si vanta a ragione di un’ottima cucina non esattamente leggera. Tradizioni forti con le quali non ci si deve scontrare. Semplicemente, si propone altro, sapendo che il linguaggio del “buono” è universale, molto più mutualmente intellegibile rispetto ad ogni altro idioma. Aiuta il fatto che la fiera a Varsavia sia molto più organizzata rispetto al 2022. Dodici mesi fa molti volevano uscire di casa, punto e basta, e andava bene qualsiasi luogo. Adesso vengono gli interessati, quelli disposti ad assaggiare e a spendere.