Il nuovo personaggio del presepe 2020 è l’infermiera anti Covid per simboleggiare l’impegno di tutto il mondo della sanità e della cura, in particolare dei più deboli. E’ stato presentato per iniziativa delle associazioni Coldiretti e Confartigianato di concerto con Fondazione Symbola sotto l’egida del Manifesto di Assisi.
Martedì 22 dicembre, il simbolo dell’impegno e del sacrificio di tutto il mondo della sanità per la cura delle persone colpite dalla pandemia, sarà consegnato al Vescovo della Diocesi di Vigevano, S.E. Mons. Maurizio Gervasoni da parte dei presidenti di Confartigianato Imprese Lomellina Luigi Grechi e di Coldiretti Pavia Stefano Greppi. Analoghe iniziative avranno luogo in tutto il territorio nazionale.
Il Presidente di Confartigianato Imprese Lomellina, Luigi Grechi, ha spiegato così il significato e i dettagli dell’iniziativa: «Artigianato significa impresa che fa comunità. E lo abbiamo dimostrato anche in questa terribile circostanza della pandemia. Con il nostro lavoro abbiamo garantito prodotti e servizi indispensabili alle persone. Ma abbiamo anche contribuito ad offrire sostegno alla collettività. Per questo, in un anno così difficile per le nostre comunità e per i nostri imprenditori – ha aggiunto il Presidente Grechi – abbiamo voluto mettere al centro del Presepe i valori della solidarietà e della generosità testimoniati da tutti coloro che si battono per salvare la vita delle persone. Le statuine che raffigurano l’operatrice sanitaria, sono il simbolo di questi valori e della tradizione ed eccellenza manifatturiera dell’artigianato italiano. Confartigianato, tramite le proprie Associazioni territoriali, le dona alle Diocesi italiane in segno di riconoscenza verso tutti gli eroi del nostro tempo che lottano per sconfiggere la pandemia e a testimonianza del coraggio e dell’impegno concreto di oltre 4 milioni di artigiani e piccoli imprenditori per costruire la rinascita del tessuto produttivo del nostro Paese».
Il Presepe – spiegano Confartigianato, Coldiretti e Symbola – è una tradizione molto italiana, la cui origine viene fatta risalire a quello realizzato da San Francesco nel Natale del 1223 a Greccio e che da allora si è sviluppato in tutte le aree del Paese per raccontare la devozione, ma anche la sofferenza, la gioia e l’impegno nel lavoro e in famiglia attraverso personaggi figli dell’ispirazione religiosa ma anche della modernità. Una tradizione favorita quest’anno dal maggior tempo trascorso a casa a causa delle limitazioni rese necessarie per combattere la pandemia che in molte famiglie ha riunito genitori e figli proprio nell’allestimento di presepi ed alberi di Natale. Una esperienza sostenuta dal Santo Padre che in Piazza San Pietro ha ricordato che proprio «in questi giorni anche in tante case vengono preparati questi due segni natalizi per la gioia dei bambini e anche dei grandi. Sono segni di speranza specialmente in questo tempo difficile».