Le imprese tra presente e futuro: «Domani avremo meno liquidità di oggi, non lasciateci soli»

Essere imprenditore vuol dire avere una visione in grado di unire esperienza, percezione dell’oggi ma anche uno sguardo rivolto a ciò che sarà. In questa precisa fase storica, l’emergenza Coronavirus sta rischiando di rimettere in ginocchio un sistema che tanto ha fatto per risollevarsi dalla crisi del 2008. Importante, quindi, partire proprio dagli stessi imprenditori per avere un quadro della situazione reale, concreto, lucido e soprattutto propositivo.

Diamo perciò vita a un viaggio che ci accompagnerà in queste settimane e che inauguriamo con le parole di Ivan Riboni, CEO della vigevanese IDM Automation S.r.l., azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di macchine e impianti rivolti al settore della cosmetica. «Stiamo sicuramente attraversando una fase di grossa difficoltà – esordisce – data anche dal fatto che lavoriamo in uno specifico settore, che è quello appunto della cosmetica, che già arriva da un 2019 abbastanza complesso dopo anni di crescita costante. Oggi, in particolare, le criticità ci derivano dal fatto che in primis l’estero, che rappresenta circa il 40% del nostro operato, da ormai più di un mese è completamente fermo a livello di richieste. Se inizialmente venivamo guardati con un po’ di timore in quanto azienda italiana, ora le richieste si sono bloccate del tutto. Sono perciò anche ferme le trasferte dei tecnici per assistenza e installazione».

Per quanto concerne il mercato interno «siamo purtroppo messi altrettanto male: il 90% delle aziende del nostro Paese che fanno parte del polo della cosmesi si trovano a Crema e Lodi, cioè all’interno di quella che è stata la prima area a fermarsi. Tutto ciò – evidenzia Riboni – è andato a bloccare la nostra attività a livello commerciale, riflettendosi poi sulla produzione. Sul fronte organizzativo stiamo facendo in modo che la componente impiegatizia possa il più possibile operare da casa, e allo stesso modo abbiamo agito con l’ufficio tecnico, facendo sì che tecnici e progettisti potessero lavorare in smart working. Stesso discorso per l’amministrazione, per l’ufficio acquisti, che però inevitabilmente in questa fase ha ben poco da acquistare, e per il comparto commerciale, che sta comunque mantenendo viva una serie di contatti per far sapere che noi, in ogni caso, ci siamo. Noi produciamo macchine, e purtroppo ora in tutto il mondo l’ultimo dei pensieri riguarda proprio l’investimento in macchinari. Chiaramente, quindi, tutta la parte produttiva è ferma, un po’ nel rispetto delle disposizione e un po’ perché si fa fatica anche solo a reperire i materiali, con tanti fornitori chiusi e altri che non consegnano».

IL “CURA ITALIA” NON SIA UNA MISURA SOLITARIA
Nelle scorse ore è stato presentato il decreto “Cura Italia”. Sarà davvero un alleato prezioso per le aziende? «Fondamentalmente – analizza Ivan Riboni – tutto ciò che è stato presentato nel decreto ci torna utile, a partire dalla cassa integrazione almeno per la parte produttiva, passando poi alla questione finanziaria. Negli ultimi anni abbiamo fatto grossi investimenti legati alla progettazione di nuove macchine e soluzioni, impegnandoci quindi anche con le banche. Da questo punto di vista l’intervento del decreto, se tutto sarà confermato, ci verrà in auto. La speranza, mia come di tanti altri colleghi e imprenditori con cui mi sono confrontato, è che questo sia un primo passo, a cui possano seguire altre mosse del governo. È bene poi che queste azioni di ristoro possano essere intraprese in maniera snella, senza un’eccessiva burocrazia».
Il Ceo di Idm Automation evidenzia tuttavia una perplessità legata allo spostamento a maggio di alcune scadenze fiscali: «Per assurdo le aziende hanno più liquidità ora di quanta non ne avranno a maggio, non avendo lavorato a marzo e aprile. Il fieno messo in cascina in questi mesi andrà esaurendosi, e ovviamente non lavorando a maggio saremo più in difficoltà di adesso. Non nascondo quindi i miei dubbi relativi a quello che sarà il prossimo futuro, credo purtroppo che i problemi delle aziende, con il passare dei mesi, cresceranno e saranno superiori rispetto a quelli attuali»