Siamo arrabbiati ma continuiamo a lavorare con un obiettivo chiaro: realizzare la Vigevano-Malpensa. E, mai come oggi, per raggiungere l’obiettivo il gioco di squadra diventa fondamentale. Per questo motivo è sceso in campo il Comitato Intercategoriale, l’organismo che riunisce le associazioni di categoria e che ora chiede alle istituzioni di lavorare assieme per superare l’impasse che si è venuto a creare in seguito alla recente sentenza del Tar, che ha bloccato la realizzazione della Superstrada Vigevano-Malpensa.
Una decisione che manda in fumo decenni di lavoro, sogni, sudore e speranze di tutto un territorio. Sintesi, purtroppo – fanno sapere le associazioni riunite nel comitato, «di un Paese anti impresa, anti ambiente, e alla fine anti futuro. Come possiamo pensare di inventare, costruire, ridare fiato ai nostri lavoratori, ai giovani, alle donne, se non possiamo neppure muoverci dal nostro territorio, se dobbiamo restare azzoppati a vita, se dobbiamo, per sentenza, rimanere confinati?
Il collegamento con l’area metropolitana milanese avrebbe ridato fiato e prospettiva ad un territorio che da troppo tempo soffre l’immobilismo e talvolta la crudele insipienza della politica. Rispettiamo naturalmente le decisioni della magistratura, ma ciò che è in gioco è un’opera fondamentale per l’economia del territorio, un territorio che ha sofferto e soffre tantissimo, principalmente per l’isolamento infrastrutturale cui è, suo malgrado, costretto. Un’opera attesa da decenni e ritenuta fondamentale anche dalla larghissima maggioranza della comunità. Dobbiamo però prendere atto, ancora una volta, che la piaga del non fare, del procrastinare, della deresponsabilizzazione, persiste, nonostante ci fosse, sull’opera, un consenso amplissimo. Facciamo un appello a tutte le istituzioni perché le attese del territorio non rimangano ancora una volta frustrate.
Confindustria Pavia ha presentato, proprio a Vigevano, nello scorso aprile, i risultati di due innovativi studi sulla mancata realizzazione dell’opera, valutandone i costi sia in termini ambientali che strettamente economici. Non realizzare l’opera significa un costo di 162 milioni di euro all’anno.
Dal punto di vista ambientale, la percentuale di riduzione degli inquinanti, nelle zone residenziali potenzialmente impattate dalla realizzazione dell’opera sono decisive. L’analisi dimostra una riduzione del 71.6% per le PM10, del 71.5% delle PM2.5 e del -72% per gli ossidi di azoto.
Ci riserviamo di fare le nostre valutazioni, nel merito, una volta che le motivazioni del dispositivo del Tar saranno rese note. Dobbiamo per ora solo prendere atto del fallimento del sistema istituzionale, un sistema che si rivolta contro se stesso, un sistema che, con un gioco di carte, è capace di soffocare le speranze e il futuro delle nostre imprese, dei nostri lavoratori, dei nostri giovani.