Qui di seguito pubblichiamo una riflessione a firma del presidente di Confartigianato Imprese Lomellina, Luigi Grechi, a proposito della grave carenza di infrastrutture sul territorio e del relativo indebolimento sociale, economico e produttivo. Un tema sul quale intervenire con la massima urgenza.
Un territorio vive quando si muove, e cresce quando si connette, costruendo attorno a sé un sistema di reti in grado di attirare cervelli, capitali e attività produttive. La forza di un territorio dipende oggi più che mai dalla modernità e dalla potenzialità delle infrastrutture materiali e immateriali che lo irrorano, distribuendo benessere e opportunità.
Ne riparliamo ora ma lo ribadiamo da anni: mobilità è vita, è business ed è sviluppo. Ad ogni strada, ferrovia o ponte cresciuto nel rispetto della salvaguardia ambientale corrispondono opportunità che le imprese conoscono e ambiscono. Ad ogni strada, ferrovia o ponte non costruito corrispondono, per inverso, sconfitte collettive che, in provincia di Pavia, possiamo purtroppo già misurare con numeri che ci collocano più spesso di quanto vorremmo agli ultimi posti della classifica regionale del benessere.
Si pensi alla linea ferroviaria Milano-Mortara che affonda le speranze di raddoppio nell’anno 11 del ventesimo secolo. E ai 23 infiniti metri di un ponte sul Ticino la cui costruzione è iniziata nel 2011. Non dimentichiamo poi la superstrada Vigevano-Malpensa che, nonostante il via libera ottenuto nel 2003, è ancora la chimera dei collegamenti verso il secondo aeroporto d’Italia e la capitale economica del Paese. Chiudiamo, ultima non per importanza, con l’autostrada Broni-Mortara, in pancia al territorio – tra polemiche e pareri discordanti – dal finire degli Anni Sessanta.
Opere datate, spesso addirittura vecchie per tempi in cui una tecnologia raggiunge l’obsolescenza in meno di un anno e conoscenze che un tempo duravano un ventennio oggi si consumano nel volgere di 12 mesi. Opere che tuttavia gli imprenditori ritengono irrinunciabili per frenare l’effetto imbuto che ostacola il diffondersi di crescita e produzione.
CALANO LE NUOVE IMPRESE
Non si considerino tali richieste, reiterate, il capriccio di una categoria. Sono i numeri a imporci la responsabilità dell’azione: in provincia di Pavia, nel 2018, l’Osservatorio regionale di Confartigianato ha contato 2.721 nuove imprese. Il 27.3% gestite da donne, il 21.3% da stranieri e il 27.9% da under 35. Startup delle quali andare fieri ma purtroppo numericamente inferiori dell’11,3% rispetto alle 3.067 registrate nel 2014. Un calo riconducibile alla crisi ma anche, ed è questo il punto sul quale invito a riflettere, alla diminuzione del 19.8% delle aziende gestite da giovani.
Una percentuale troppo elevata per non immaginare che, in presenza di ottimi cervelli, abilità e buone idee, i nostri ragazzi preferiscano scommettere su territori proiettati sull’Europa e sul mondo. Anche la produzione soffre. Segno, anche in questo caso, che quando un’impresa sa di dover movimentare merci sceglie di avvicinarle a infrastrutture in grado di garantire una competitività almeno pari a quella del resto della Lombardia. Ne va del costo finale dei prodotti stessi e della buona salute del mercato. Non è un caso quindi che, delle 2.721 startup, il 42.3% operi nel settore servizi.
MANIFATTURIERO DA CENERENTOLA DI LOMBARDIA
La produzione, che nel passato ha generato occupazione, attrattività ed eccellenze in Lomellina, oggi è la Cenerentola lombarda. The European House – Ambrosetti, primo private think tank d’Italia, in una recente indagine ha collocato la nostra provincia in penultima posizione su scala regionale per densità di imprese manifatturiere per chilometro quadrato: 1,4 contro le 21,8 della testa di serie Monza e Brianza. Vero Pavia ha una superficie di 2.969 chilometri quadrati mentre la seconda non va oltre i 405,5 ma non possiamo ricondurre il problema a un mero calcolo dimensionale.
D’altro canto, Pavia si posiziona al decimo posto per valore aggiunto del manifatturiero nelle province lombarde, con annessa riduzione dal 20.9% del 2000 al 19.6% del 2016. Ancora, per densità di marchi europei risultiamo ultimi in una classifica guidata da Milano (0,48 ogni diecimila abitanti contro i 3,86 della città metropolitana) e penultimi per bilancia commerciale (-5,22%), in un ranking padroneggiato da Brescia (6.68%).
Un andamento lento al quale forse, contribuisce una dotazione di infrastrutture economiche (porti, aeroporti, strade e ferrovie) che vede Pavia in ottava posizione, con un indice di 72,2 su cento contro il 258,9 su cento della prima classificata, Varese.
Non considero l’accostamento una casualità, così come non ritengo casuali i riflessi di una debolezza economica crescente. La spesa media in beni durevoli, nel 2017, si è fermata a 2.740 euro per famiglia, relegandoci all’ottavo posto regionale mentre nona è la posizione per spesa pro capite in viaggi e turismo.
LA PROVINCIA DIMENTICATA E’ DEBOLE
Il benessere è una condizione di sistema. Una “provincia dimenticata” – dalle infrastrutture e, quindi, dai centri del “potere economico” e dalle relazioni – è una provincia indebolita. Una provincia dalla quale i giovani si allontanano, creando voragini di professionalità all’interno di imprese che cercano occupati ma non li trovano. Se l’impresa non cresce, l’occupazione cala e, quando il lavoro non c’è, le famiglie migrano e i servizi pagano pegno. Osserviamo il numero di appartamenti sfitti, guardiamo ai capannoni abbandonati e alle sofferenze di comparti, come quello del meccano-calzaturiero, che faticano a tenere il passo dei competitor internazionali anche per le difficoltà di connessione con le rampe di lancio per il mercato estero. Mi riferisco a Malpensa, a Milano, alle province più ricche della Lombardia, al Nord Europa.
Oggi in provincia di Pavia l’età media è di 46,1 anni contro i 44,7 del 2008, l’anno di inizio della crisi. E, se nel 2011 gli under 14 sfioravano quota 69.400, oggi non vanno oltre i 67.590. Di contro gli over 65 sono passati da 121.557 a 132.340, facendo salire l’indice di vecchiaia da 187.9 a 195,8.
Ho volutamente elencato numeri, percentuali e classifiche per corroborare parole che pronunciamo da anni con statistiche ed evidenze fattuali.
IL FATTORE-MOVIMENTO
Non siamo al disarmo, ma al segnale da non sottovalutare oltre: è fondamentale oggi, in un momento di ristagno economico, che il fattore movimento torni al centro dell’agenda di territorio.
Coagulare un impegno comune, sensibilizzare favorevoli e contrari alle grandi opere, evitare qualunque arretramento nei confronti dei grandi corridoi internazionali (uno su tutti, il Terzo Valico), deve diventare l’obiettivo prioritario di chiunque si candidi a governare. E di chiunque sia già impegnato a rappresentare la provincia di Pavia, e la Lomellina, ai più alti livelli comunali, regionale e nazionale.
Se le attività manifatturiere, il commercio all’ingrosso e le costruzioni sono scesi in un anno (2017-2018) rispettivamente del 2,32, del 3,31 e dell’1,67 per cento la colpa non è della maledetta sfortuna ma dell’insostenibile debolezza delle reti e dei collegamenti.