Anche la Lomellina al Warsaw Food Expo: made in Italy con il gusto per l’export

Warsaw Food Expo 2024

La cosa bella del cibo Made in Italy è che tutti lo apprezzano. Non importa se, giustamente, chiunque sia attaccato alle proprie tradizioni: i tempi cambiano e il mondo diventa sempre più piccolo. Quindi i prodotti di eccellenza vengono bramati, cercati, apprezzati.

Nessuno prevede il futuro, ma sembra scontato che nella fiera Warsaw Food Expo 2024 (dal 21 al 23 maggio nella capitale polacca), dove vengono presentate le novità di aziende in Polonia e internazionali riguardanti i settori di cibo naturale, industria alimentare, industria dei processi alimentari, saranno gli stand italiani quelli più attrattivi per il pubblico. La manifestazione è specializzata per i settori agroalimentare, bevande ed affini per i buyer del comparto HORECA (hotel, ristoranti, caffè, bar, gastronomie, negozi specializzati in alimentari italiani e ricercatezze gastronomiche, enoteche).

QUATTRO PRODOTTI DI PUNTA

Warsaw Food Expo 2024

La fortuna di chi visita la fiera, curiosi ed esperti che siano, è proprio quella di essere a pochi centimetri da cose buonissime. Perché tra i prodotti buonissimi nostrani c’è il riso della cascina Alberona, di Mortara in provincia di Pavia. C’è l’Offella di Collivasone a Parona, il biscotto da tè più buono di tutti, prelibatezza al burro che ne mangeresti quintali, ci sono i prodotti di Decordolce di Casorate Sempione, semilavorati di qualità assoluta che valorizzano il dessert, e i salumi Subissati del Grossetano, terra di allevamento e di eccellenza.

Rappresenta queste aziende Matteo Campari, export specialist di Artser, interprete e mediatore. Egli media, traduce, conversa, suggerisce, tratta. Come sempre accade quando Campari atterra e prende il taxi dall’aeroporto dedicato a Fryderyk Franciszek Chopin, pronunciato però alla fransè, le sue testimonianze sono brevi, quasi strappate via, perché ha fretta e vuole arrivare alla fiera prima di tutti per verificare che ogni cosa sia al suo posto. Non ha tempo per visitare la città, figurarsi per raccontare i dettagli.

Warsaw Food Expo 2024

Eppure in pochi minuti riesce a spiegare tutto. Varsavia, città enorme, sembra tanti posti messi insieme. C’è il centro storico e questa è una storia nella storia perché dopo la Seconda guerra mondiale erano tutte macerie. Lo hanno ricostruito così com’era grazie ai quadri del vedutista veneziano Bernardo Bellotto, che li dipinse nel Settecento. Lui senza saperlo sarebbe stato la memoria storica suprema. Il resto è retaggio sovietico. Palazzoni, vie larghe, tram e le mitiche latterie (le insegne dicono “mleczny”, se ci pensate è la stessa cosa, in inglese “latte” è “milk”) dove fin dal mattino si trovano a buffet le zuppe, i crauti, i dolci, prezzi irrisori e matrone che parlano malvolentieri altre lingue. Ma chisseneimporta, la fiera è fuori città. Si parla di quello.

CRESCE L’EXPORT VERSO LA POLONIA

Warsaw Food Expo 2024

«Qui, nello stand Ptak Warsaw Expo – anticipa l’esperto – riconfermiamo la presenza dei prodotti italiani di qualità confermando la crescita costante di importazione per chi cerca le cose buone. C’è la certezza di stare percorrendo la strada giusta e miglioriamo anche noi con uno stand molto più accattivante e un maggiore investimento. Aspettiamo tanti potenziali clienti sapendo che il mercato, qui, cresce e che questo sia l’appuntamento di riferimento per gli operatori del settore».

Basta girare nelle città polacche: non solo Varsavia ma anche Cracovia, Danzica, Breslavia, Lublino, Katowice. I ristoranti più numerosi di cucina, per loro, straniera, sono italiani. Bistrò, pizzerie, caffetterie. Il nostro tricolore è ubiquo. Basta fare il confronto rispetto a cinque anni fa e ci si accorge che i polacchi cercano più bio, più green, più cibo vegano e un connubio con quello che si fa in Italia. Sarebbe una follia non recepire questa domanda, non andare incontro a questi consumatori più attenti. Attenzione: non che rinuncino alla propria identità culturale, fortissima, e gastronomicamente valida. Semplicemente affiancano altro.

«La sfida – conclude Campari – è accontentarli trovando il giusto connubio tra questo momento di difficoltà da parte delle aziende di contenere i costi delle materie prime, in aumento, e offrire comunque un listino prezzi sostenibile. Bisogna essere attenti, e proporre il meglio».